per gaetano bresci. proiezione di UN COLPO AL CUORE

in memoria di Gaetano Bresci

 

MARTEDì 2 AGOSTO, H.21
presso lo spazio di documentazione

IL GRIMALDELLO
in via della Maddalena 81r

proiezione di
UN COLPO AL CUORE. MORTE NON ACCIDENTALE DI UN MONARCA
a cura di teleimmagini, prod. xm24

 

COLPO AL CUORE – morte non accidentale di un monarca è un documentario storico diverso dal solito.
Le interviste e le analisi che attraversano il film hanno due differenti direzioni.
La prima è ripercorrere la vita di Gaetano Bresci e il regicidio di Umberto I, con la chiara volontà di raccontare il personaggio, praticamente dimenticato dai libri di storia, ed analizzare un contesto difficile che l’Italia ha vissuto come quello dell’epoca umbertina.
L’altra è l’analisi politica del gesto: la volontà di riscatto, l’azione individuale al di là della propaganda del fatto, l’impossibilità di restare inermi di fronte a delle atroci ingiustizie. Un gesto contestualizzabile anche ai giorni nostri, al di là dei sovrani e dei potenti. Un gesto vivo in chiunque abbia, come Bresci, la forza rivoluzionaria di dire basta ed abbattere il simbolo…

www.spazio-di-documentazione-il-grimaldello.noblogs.org

AUTOPRODUZIONI IL SOTTOVOCE

 

catalogo (2011):

M.Lippolis, L’oro dell’internazionale, 36 pp.

Detour, la canaglia a Genova, (l’opuscolo), 52 pp

Detour, ovvero come accadde che a Genova, venerdì 20 luglio 2001, un’imprevedibile deriva abbia trasformato una farsa annunciata in sommossa reale, (il film, dvd, 90’)

Della decadenza della controcultura. Il caso esemplare del Luther Blissett Project, 56 pp

Prima che sia troppo tardi. Note sullo stadio attuale delle nocività e della tecnoscienza, 32 pp

Sull’utilità e il danno del cinema per la vita. Invito al cinema di Guy Debord, 40 pp

H. Arendt, Imperialismo totalitario: riflessioni sulla rivoluzione ungherese (seguito da C.Castoriadis, La sorgente ungherese), 64 pp

Un novembre di diluvio e rivoluzione. Sulla rivoluzione tedesca, 48 pp (con allegato catalogo degli undici pannelli della mostra tenutasi al Grimaldello nel maggio/giugno 2009)

Genova, 30 giugno 1960: una rivolta di partigiani e teddy boys, 2010, 58 pp

Sul fascino della divisa, dal regno del tutto identico, 2010, 20 pp

G. Debord, Sulla questione degli immigrati, 16 pp

nessuna paura “il grimaldello” non se ne va

Dopo che in questi giorni molti compagni, simpatizzanti e amici hanno dato sostegno attivo al Grimaldello chi dando una mano nei lavori di riallestimento dei locali, chi offrendo contributi economici in sottoscrizione, chi offrendoci la possibilità di iniziative benefit in diverse località e situazioni, ieri un presidio e piccolo corteo di una cinquantina di solidali, aperto dallo striscione “NESSUNA PAURA IL GRIMALDELLO” NON SE NE VA, ha attraversato il centro storico dalla chiesa di San Siro e piazza Banchi. E’ stato letto e distribuito il comunicato, nonchè un secondo volantino. Un grazie sentito a tutti

Ecco il testo del secondo volantino

A dire il vero l’unica ragione per cui si lotta è per ciò che si ama. Lottare per tutti gli altri è solo la conseguenza”

Da cinque anni Il Grimaldello si propone come punto d’incontro per persone che non si rassegnano al nonsenso e alle brutture di questo mondo. Lo facciamo da sempre e con costanza distribuendo e presentando libri, organizzando proiezioni di film e documentari, partecipando a modo nostro alle lotte in atto, ma soprattutto condividendo quotidianamente un semplice sentimento del tempo… ovvero spesso perdendolo in chiacchere, questo tempo che vorrebbero invece che fosse sempre utile, produttivo, alienato.

Cinque anni fa siamo partiti dall’idea che contestare non basta, che per cominciare a cambiare bisogna saper proporre qualcosa. Smettere di essere spettatori passivi della propria vita, per cominciare a riappropriarsi di spazi fisici e mentali in cui agire in prima persona.

Di base il Grimaldello è nato da un atto di fiducia nei confronti delle persone, dall’idea che la conoscenza, il pensiero e la discussione libera siano strumenti di emancipazione e liberazione irrinunciabili contro questo mondo in rovina.

Alimentare un pensiero critico che questo sistema combatte alla morte, a partire dal tirocinio all’obbedienza che incarna la scuola; stimolare un immaginario radicalmente diverso da quello squallido impostoci dagli scenari che ci assediano nei percorsi obbligati del quotidiano; parlare delle lotte del passato per allargare gli orizzonti di quelle di oggi; queste sono alcune delle istanze da cui è sorto il progetto di chi condivide quotidianamente questo piccolo luogo, un presidio di vita nel cuore di via della Maddalena apprezzato da molti e soprattutto da chi alla Maddalena ci vive.

Visto l’assedio soffocante è sempre più urgente combattere l’apatia, la rassegnazione, il cinismo.

Noi lo facciamo soprattutto con i libri, i film, la parola, perchè questo è quello che si può fare in uno spazio così piccolo, ma sarebbe bello che altri rilanciassero lo stesso spirito per alimentare le altre pulsioni che animano le persone. In una battaglia in cui la posta in palio non può essere altro che la trasformazione radicale dell’esistente ciò che conta più di tutto è il principio dell’agire in prima persona, dell’avere il coraggio dei propri desideri, dell’osare anche ciò che è considerato impossibile. In questo senso i bisogni più elementari quanto le fantasie più sfrenate sono fonti altrettanto meritevoli di rivendicazione per una conquista di libertà.

La forma è il contenuto, l’attitudine è la sostanza della lotta per cambiare ciò che non ci piace.

Ed allora è occupando edifici abbandonati, aprendo officine e laboratori dove affrontare necessità di base piuttosto che sperimentare forme di espressività e creatività, inventando situazioni impevedibili di gioco o di conflitto, coltivando orti e giardini ovunque possibile, che dovremmo diffonderci ad ogni angolo di strada, far sì che le strade stesse diventino lo scenario della riappropriazione della nostra vita, e non più gallerie mute di merci e automobili che mortificano le nostre passioni e ci abituano alla rassegnazione… o al massimo al nichilismo, che a volte diventa un comfort.

E quando proveranno a reprimere questi tentativi di libertà, si troveranno di fronte persone tanto più determinate e compatte, quanto più queste saranno forti di quello che avranno saputo costruire e condividere nel frattempo.

Che una piccola manifestazione di questo spirito come il Grimaldello dia così fastidio a chi gestisce questo mondo in rovina, è un segno terrificante dei tempi che viviamo, meno drammatico ma non meno significativo delle altre forme di barbarie ben visibili a tutti.

Sicuramente oggi paghiamo il fatto di aver partecipato alle contestazioni agli alpini mandati dal governo a presidiare le strade piuttosto che alla presenza della Lega nord nel centro storico, di esserci sempre schierati contro razzisti e reazionari di ogni tipo, ma l’attacco che abbiamo subito oggi va oltre le nostre posizioni politiche, e riguarda tutti, perchè su queste basi domani può essere il turno di chiunque altro non si omologhi all’ordine dei tempi. E il problema di fondo non è mai il fascismo.

Quando saremo un po’ più padroni della nostra vita, conquistando sempre più spazio all’obbedienza, scopriremo tra l’altro che, come dimostrano i ribelli del nord Africa, cacciare a pedate i tiranni è possibile; che animarle e godersele in prima persona rende vive e quindi sicure le strade che oggi accettiamo di far presidiare dai militari; che l’intera vita può essere qualcosa di completamente diverso dal pacchetto preconfezionato di doveri, obblighi e morali che ci viene rifilato come ineluttabile dalla nascita alla morte. Oggi più che mai è evidente che nè la militanza né l’etica ma solo l’urgenza soggettiva di vivere – quando si manifesta in maniera spontanea, collettiva, popolare – può determinare un cambiamento decisivo della realtà. E’ un gioco al rialzo, ma è l’unico possibile, e alla fine è solo un problema di coraggio.

In fondo ancora oggi, come diceva qualcuno, dati il giusto clima, la giusta luce, le giuste parole, i giusti attori, il giusto teatro, l’intera vita sociale, ogni istituzione e abitudine, potrebbero disgregarsi, cadere in rovina velocemente e definitivamente come un qualsiasi impero osannato nei libri di storia.

Per molti, educati alla rassegnazione e al cinismo dei tempi, queste parole suoneranno come aria fritta o utopia. Non importa, al livello attuale di collasso del pianeta e di marciume dell’intera società, non c’è più scelta; per noi nessuna via di mezzo, nessun riformismo sono possibili; o cambia tutto oppure il futuro è morto. Tutto il resto è noia, e la noia, si sa, è controrivoluzionaria.

E in ogni caso non vale mai la pena di accettare di vivere al di sotto dei propri desideri.

Per chi invece in queste parole trova un senso, una possibilità, un germe di complicità, la migliore solidarietà che il Grimaldello può ricevere sarebbe veder nascere altri luoghi, altre situazioni ed esperimenti di libertà nei vicoli a noi vicini e ovunque, in un’inflazione senza fine di un desiderio di vivere e lottare che sappia non farsi sconfiggere o ingabbiare in schemi preconfezionati e innocui.

In ogni caso noi non ce ne andiamo e continueremo a perdere tempo per conquistare spazio.

 

Uno che ama perdere tempo al Grimaldello

all’angolo tra via della Maddalena e vico del Tempo buono

 

 

ATTACCO INCENDIARIO AL GRIMALDELLO



Nella notte del 18 maggio, intorno alle 03:00, “ignoti” hanno compiuto un attacco incendiario contro lo Spazio di documentazione “Il Grimaldello” in via Della Maddalena 81/r nel cuore del centro storico di Genova.
Per sgomberare il campo da ipotesi fuorvianti precisiamo che in cinque anni esatti di attività “Il Grimaldello” non ha mai avuto problemi di vicinato di nessun tipo. Seppur all’interno di quello che è considerato un “territorio difficile”, l’attività dello spazio di documentazione ha sempre raccolto solidarietà, rispetto, spesso complicità da parte degli abitanti della zona.
Le modalità dell’attacco rimandano a qualcosa che a Genova non si vedeva da anni: l’incendio è stato provocato da una fiammata che ha distrutto le vetrate d’ingresso, la libreria e vari oggetti e arredi circostanti. L’arrivo dei pompieri – che tutt’ora non sappiamo chi ha avvertito – ha impedito all’incendio di propagarsi.
Sottolineiamo che i quattro piani sovrastanti “Il Grimaldello” sono tutti abitati e solo la fortuna ha impedito che l’intero palazzo prendesse fuoco. Gli autori dell’attentato hanno a tutti gli effetti rischiato di assassinare delle persone che a quell’ora stavano tranquillamente dormendo nelle loro case.
Né la polizia né i pompieri accorsi si sono presi la briga di avvertire dell’accaduto gli affittuari e la proprietà del circolo: l’attentato ci è stato raccontato dagli organi di informazione il mattino seguente, dopo che la Digos era giunta – e ripartita – dal locale (a quanto pare sequestrando “qualcosa”).
Meno di un mese fa tre sconosciuti a volto coperto avevano infranto la vetrata del circolo e tentato di colpire con delle pietre due compagni che si erano attardati all’interno dello spazio dopo un’iniziativa. Oggi dalle pietre sono passati al fuoco: non sappiamo chi siano gli autori materiali dell’attentato, ma ci sono pochi dubbi su chi siano i veri responsabili di un atto che poteva causare dei morti: chi soffia sul fuoco dell’odio razziale, chi finanzia e protegge gruppi e atti fascisti, le camicie verdi che guidano il paese… e in finale chi si sente esaltato da quest’atmosfera e, di conseguenza, non sopporta che qualcuno continui a opporsi a tutto ciò.
Nel nostro piccolo abbiamo tentato in questi anni di lottare contro il razzismo, la militarizzazione delle strade, l’alienazione sociale e culturale, e quant’altro contribuisce a questo sistema al collasso.
Continueremo a farlo.

LUNEDI’ 23 alle 17
ci troviamo davanti alla chiesa di san siro
ASSEMBLEA PUBBLICA
su vivibilità e dinamiche dei quartieri in cui viviamo
PRESIDIO ITINERANTE
per il centro storico

 

pietre contro il grimaldello

Domenica 17 aprile, verso le ore 23, tre giovani individui a volto coperto si sono materializzati all’ingresso dello spazio di documentazione Il Grimaldello alla fine della proiezione del film Rosetta; con un blitz tanto rapido quanto vile, i tre hanno lanciato alcune pietrate dentro il locale per poi scappare alla velocità della luce. Per puro caso non hanno colpito e ferito le due persone che erano rimaste all’interno del centro dopo la proiezione.

Proprio in questi giorni Il Grimaldello compie cinque anni, cinque anni di intensa attività in cui abbiamo provato a dare un contributo libertario alla critica di questo mondo e, più in piccolo, abbiamo costituito un piccolo presidio di vita nel cuore della Maddalena. La critica dell’esistente attraverso la diffusione di un pensiero altro (distribuzione e presentazione di libri, cicli di film, mostre, discussioni) rispetto alle logiche dominanti e l’azione pratica a sostegno delle lotte locali sono la stella che ha guidato e guida la nostra rotta.

Visti i tempi che viviamo, non può stupirci che un’attività di questo genere possa dare fastidio a più d’uno, ma la vicinanza di tanti compagni e persone che apprezzano e appoggiano le nostre attività, e soprattutto la vitalità critica ed urgente della situazione storica che viviamo, ci impongono di non disperdere energie preziose nell’inseguire le vili provocazioni di simili fascistelli (e non ci importa sapere quanto siano politicizzati).

Ai nostri assalitori per ora consigliamo di guardarsi il film in programma la sera che hanno deciso di attaccarci; dalla storia così realistica di Rosetta, una ragazza la cui condizione è così simile a quella di tanti giovani spossessati di oggi, magari ricaveranno una possibilità per capire chi sono i veri nemici che si meritano le pietrate in questo mondo al collasso.

Nel caso invece i ragazzi siano irrimediabilmente “persi”, consigliamo loro di farsi i cazzi propri, perché situazioni diverse richiedono forme di comunicazione diverse, e ad un’eventuale prossima volta la risposta non sarà un’iniziativa culturale.

 

Spazio di documentazione

IL GRIMALDELLO

via della Maddalena 81r

nuovo testo in distribuzione

da oggi è in distribuzione presso lo spazio di documentazione il Grimaldello il libro

Gilles Dauvé [Jean Barrot],

Le Roman de nos origines. Alle origini della critica radicale

A cura di Fabrizio Bernardi, Dino Erba, Antonio Pagliarone,

Quaderni di Pagine Marxiste, Milano, 2010, 304 pagine, 15 € .

Apparso sul primo numero della rivista francese «La Banquise», nel 1983, Le Roman de nos origines costituisce un primo tentativo di risalire alle radici storiche e teoriche di quella prospettiva radicalmente comunista che va sotto il nome di critica radicale, alla luce di un bilancio delle principali correnti rivoluzionarie del passato e dei grandi movimenti sociali che, lungo l’arco del Novecento, hanno scosso la società capitalistica, in Francia e nel mondo intero. Ne pubblichiamo qui, in traduzione italiana, alcuni estratti, corredati da un ampio apparato critico e bibliografico, e accompagnati da altri due testi – anch’essi finora inediti – di Gilles Dauvé e Karl Nesic: Dalla Sinistra Comunista alla «comunizzazione» e Comunizzazione, ma…

Le Roman de nos origines non ha nulla a che spartire con i cascami dei partiti nazional-comunisti, cioè con le chiese maoiste e trotskiste di diversa osservanza che animarono la scena politica nella seconda metà del secolo scorso. Il libro analizza criticamente gli apporti teorico-pratici delle principali tendenze della Sinistra comunista che, fin dai primi anni Venti, seppero scorgere e analizzare il riflusso della Rivoluzione russa; di Socialisme ou Barbarie e dell’Internazionale Situazionista, che ne raccolsero l’eredità; e infine delle minoranze radicali che, sull’onda del Maggio ’68, in Francia e in altri paesi, ne tentarono una sintesi/superamento.

Sabato 19 marzo 2011, alle h. 17, al Grimaldello, avverrà la presentazione del testo alla presenza dei suoi curatori.

Ricordiamo che Il Grimaldello è aperto tutti i pomeriggi, con una distribuzione di libri di case editrici difficilmente reperibili altrove. E’ inoltre in via di ultimazione (e quindi presto consultabile e fruibile) la catalogazione di circa 500 testi che costituiscono il primo nucleo della biblioteca, presto consultabile, a cui andrà aggiunta quella di opuscoli e riviste. Sono ovviamente ben accette donazioni di testi che arricchiscano questa biblioteca che vuole essere un ulteriore apertura di una crepa di libertà nell’ordine soffocante che ci opprime.

blocchiamo le città, sabotiamo la normalità

Si dice che i gatti hanno sette vite. Quello che sappiamo è che noi ne abbiamo una sola. Una vita di merda bloccata nelle false scelte che ci vengono propinate: studiare o lavorare, lavorare per sopravvivere o cavarsela per trovare dei soldi in una maniera o nell’altra; stare zitti o farsi manganellare quando ti fai sentire, starsene rinchiusi in casa o rifugiarsi nelle zone che puzzano di concentrazione di merci; rasentare i muri fino a diventare grigi come loro, drogarsi di psicofarmaci o di televisione, votare per la sinistra o la destra. Però in questo oceano di miseria, ci sono ancora dei momenti in cui s’intravede un’altra strada a quella in cui questo treno di morte pretende di trascinarci. Ogni persona che ha a cuore un desiderio di libertà non può far altro che andare in cerca della possibilità di bloccare quel treno, della scintilla che incendi la polveriera, ovunque questa possibilità e questa scintilla si manifestino. In questi giorni sono gli studenti che sono scesi con coraggio e immaginazione per le strade di tutte le città d’Italia, bloccandole e interrompendone la normalità. Con quali obiettivi? Bloccare la riforma Gelmini? Ma non è forse l’intera scuola per sua essenza a non esser altro che la palestra preparatoria a questa prigione a cielo aperto chiamata società? Affondare il governo Berlusconi? Ma in fondo non è soltanto una variante grezza nella gestione di un dominio totalitario e annichilente, uguale dappertutto? Scongiurare la crisi? Ma non sarebbe forse un bene questa crisi, se ci portasse ad una società in cui le persone, più povere di soldi per comprare merci stupide ma più ricche di tempo di vita, tornassero a
parlarsi ed autorganizzarsi, ridando per esempio vita a quei deserti popolati di paure e di fantasmi che sono le strade delle nostre città, abbandonate al controllo di telecamere, ronde e militari? Non c’è bisogno di definirsi studenti, disoccupati, lavoratori precari per avercela con questo mondo… Queste categorie servono soltanto al potere per dividere e per incanalare le proteste in qualcosa di definito e più facilmente controllabile; ed è quando si accetta di essere incasellati che gli organi di informazione di quello stesso potere possono dire che la rabbia è sempre “guidata” da persone estranee alle lotte, da presunti professionisti del disordine (centri sociali, anarco-insurrezionalisti !?). L’unica vera differenza tra chi sente l’urgenza di scendere in strada non sta nella situazione contingente in cui si trova a vivere, ma nei propri desideri più profondi, nella sostanza di quello che si vuole cambiare; l’unica linea di demarcazione nella protesta è tra chi si accontenta di chiedere che gli siano concesse le briciole per sopravvivere in questo sistema votato al collasso e chi vuole dare credito ai propri sogni per cominciare a vivere tutti i giorni in un modo radicalmente diverso. Questo sistema può (ancora per un po’ e solo ad alcuni) garantire la soddisfazione dei bisogni primari, ma non potrà mai accontentare i nostri desideri più autentici, la nostra realizzazione come persone nel senso più pieno. Limitarsi a chiedere una riforma e dei diritti è diverso dal contestare qualcosa per cominciare a mettere in discussione tutto. Questo è il confine tra una lotta che saprà prendere coraggio dalla propria esperienza e una lotta che accetterà il richiamo della campanella. Non a caso nel maggio 68, di fronte alla sommossa generalizzata nata dalle contestazioni degli studenti, De Gaulle affermò: “E’ ora di fischiare la fine della ricreazione”. Il cuore del potere è nella successione dei doveri indiscutibili e nei percorsi obbligati che gestiscono la nostra vita di tutti i giorni, dalla scuola al lavoro, dal tempo libero agli affetti. La contestazione del potere è nel sabotaggio di questa normalità, nella ribellione a questa schiavitù. Per questo è importante che chi sente l’urgenza di tentare qualcosa di più del blocco della riforma Gelmini non ceda alla tentazione di credere che il 14 dicembre sia un momento decisivo, un possibile capolinea della mobilitazione di strada nel caso in cui le cose andassero bene (?), e che per opporsi in modo efficace sia necessario andare alla manifestazione nazionale di Roma, dove tutto sarà più spettacolare, gestibile, etichettabile… e non solo dal potere (sbirri, giornalisti ecc.) ma anche dai professionisti della politica (partiti e sindacati) che da sempre speculano sulle lotte delle persone. Fanno appelli alla calma mentre la nostra vita intera e il pianeta crepano sotto la legge del profitto e del dominio. Pretendono di soffocare i nostri sogni di libertà chiedendoci di votare, di fare prova di pazienza o di rispetto. Di fronte a tutto ciò l’unica risposta possibile è ritrovare il piacere della sovversione ed esprimere una rivolta contro un sistema che non è né astratto né intoccabile. Il potere non è nei palazzi di Roma… è ovunque, nelle strade delle nostre città, nel tempo della nostra vita.
BLOCCHIAMO LE CITTA’
SABOTIAMO LA NORMALITA’