SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DI BOLOGNA

In piazza Corvetto c’eravamo tutti, consapevoli della necessità di combattere fascismo e polizia, come parte integrante della lotta di classe e, naturalmente disponibili a pagare personalmente la repressione conseguente da parte dello Stato.

In questi giorni inizia a prendere forma la realtà che avremo davanti nell’immediato futuro:

  • da una parte un pesante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, con la crescita della disoccupazione e con l’attuazione di una cassa integrazione generalizzata per emergenza Covid (soldi che però i lavoratori non hanno ancora ricevuto da quando sono stati messi in CIG); con la continua privatizzazione della sanità, al di là delle dichiarazioni ipocrite su medici ed infermieri dipinti come “angeli”, ma sanzionati disciplinarmente non appena si lamentano delle carenze; la completa chiusura delle scuole e dei servizi educativi/assistenziali per i minori, ecc.

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Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020

Io (Nicole) ed Elena siamo in AS3. Siamo arrivate alle 11.30 circa del 13 Maggio, dopo un primo passaggio in una tenda posta esternamente per misurare la temperatura corporea alle nuove detenute, siamo state messe in isolamento sanitario per 15 giorni (celle singole ma adiacenti).

Dopo una nostra incazzatura ci hanno dato 4 libri. Abbiamo 2 ore d’aria al dì, da fare separatamente dalle altre sempre per emergenza Covid e quindi le facciamo assieme (con mascherina) alle 12-13 e 15-16. Continue reading “Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020”

SI MUORE DI COVID-19 E DI BOMBE IN TESTA

Lungi dallo stupirci, il fatto di vederci passare sotto il naso armi e munizioni, sfruttando biecamente l’emergenza, ci ricorda una volta di più quanto il nostro sistema socio-economico sia feroce e ipocrita. Se su tutti i mezzi di disinformazione impazza la narrazione della diffusione del terribile COVID-19  –  spesso con termini militari tipo “guerra al virus”, termini che consentono al potere di abituare le persone a litanie di morte e a una perenne presenza militare – sugli stessi media si è concordi nell’impossibilità di arrestare le guerre. Siano esse dichiaratamente imperialiste o “democratiche”. Continue reading “SI MUORE DI COVID-19 E DI BOMBE IN TESTA”

Il 25 Aprile al tempo del covid

Il 25 aprile a Milano un gruppo di compagni è sceso in strada per ricordare la cosiddetta liberazione ribadendo la volontà di riuscire finalmente a liberarsi dal giogo capitalista demo-fascista. La polizia è intervenuta, al solito modo, gettando a terra violentemente i compagni.

http://www.milanotoday.it/video/polizia-via-democrito-25-aprile.html

https://radiocane.info/app/uploads/2020/04/25aprile.mp3

Ma questa non è la sola bruttezza di questi giorni. Gli episodi di repressione violenta riguardano molti e molte. Riportiamo alcuni episodi. Continue reading “Il 25 Aprile al tempo del covid”

Antisommossa e idranti per impedire l’ultimo saluto al compagno Salvatore Ricciardi

Dopo 16 anni di carcere e di rivolte, dopo altri 14 anni di semilibertà applicata perché gravemente cardiopatico,  sempre impegnato, anche tramite radio Onda Rossa di Roma, nella lotta contro il carcere, dopo una caduta durante un’iniziativa per supportare le recenti rivolte in carcere, è morto – il 9/4 – a ottant’anni, il compagno Salvatore Ricciardi. Lo ricorderete al Grimaldello per la presentazione del libero “Maelstrom”.

Nella mattinata dell’11 aprile 2020 il quartiere di San Lorenzo a Roma ha voluto dargli il suo ultimo saluto.
Dalla camera ardente allestita dentro l’ospedale il feretro ha attraversato le strade del quartiere, passando sotto la sede di Radio Onda Rossa in via dei Volsci. Un corteo spontaneo di compagne e compagni lo ha seguito, rispettando i distanziamenti. In corteo sono giunti sotto le mura aureliane del quartiere per lasciare una scritta in suo ricordo.
In quei momenti sono giunti però sul posto idranti della polizia e agenti in antissommossa. 45 compagni e compagne presenti sono stati identificati: verranno denunciati/e e sanzionati/e per la violazione del Dpcm sulle misure di contenimento del coronavirus.

Ciao Salvo

Il ricordo di Pasquale Abatangelo sulle lotte in carcere con Salvo e il saluto di Pasquale Valitutti

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Note sparse sul morbo che infuria

[Il testo che segue è il contributo di una strega]

I. La verità non sta nel mezzo, né di lato.

In momenti di grande incertezza si tende a ricercare più che mai la “verità”, nel tentativo di aggrapparvisi per dare un senso ad una situazione che non si riesce più a comprendere e a controllare. Sotto la lente di questa banale considerazione si può guardare a gran parte delle disposizioni e degli atteggiamenti messi in atto recentemente, ovunque sembra dilagare il coronavirus SARS-CoV-2 che può sviluppare la malattia del Covid-19.

Medici e ricercatori di ogni risma tentano di ricostruire gli scenari del primo contagio, alla ricerca del paziente “zero”, dicendo tutto e poi il contrario di tutto; opinionisti da strapazzo descrivono nel dettaglio i sintomi della malattia (chiaramente di chi presenta gravi sintomi, tralasciando spesso di ricordare che esiste tutta una schiera di persone con sintomi simil-influenzali o asintomatiche che sono i vettori per eccellenza) ed invocano il vaccino o l’ennesima terapia panacea di tutti i mali.
Se da un lato è indubbio che vi siano grandi numeri di persone che hanno bisogno di essere ospedalizzate – il Covid-19 aggraverebbe situazioni cliniche già precarie o per l’età o per altre patologie, anche se non mancano eccezioni in questo quadro –, dall’altro Continue reading “Note sparse sul morbo che infuria”

…PER UN VERO SCIOPERO GENERALE!

Nel mentre ci impongono di stare tutti a casa, nel mentre mettono i sigilli ai parchi, nel mentre fioccano denunce, ammonimenti e sanzioni, c’è chi è costretto ad andare a lavorare. Se le stesse mappe che diffondono i media mainstream dei focolai di Coronavirus indicano chiaramente come questi si intensifichino presso i principali centri industriali, non possiamo non accusare Stato e padroni di questa situazione. La sedicente scomparsa del mondo del lavoro è giunta a verità: anche in piena emergenza esiste qualcuno che è necessario alla produzione, qualcuno senza il quale tutto verrebbe giù. E allora tiriamolo giù! In un lontano passato, lo “sciopero generale” aveva un significato catartico. Continue reading “…PER UN VERO SCIOPERO GENERALE!”

Operai, guardate in alto, quando entrate…[VOLANTINO]

…c’è la scritta sui cancelli del vostro posto di lavoro! Baci

Il lavoro è per noi un’attività umana concreta, un momento della nostra vita, per il datore di lavoro e i dirigenti, il lavoro è un elemento di produzione come qualsiasi altro (materia prima, macchina, ecc.): si tratta quindi di aumentare la sua resa e ridurre i suoi costi. Quindi smettiamo di essere organismi viventi quando varchiamola soglia dell’azienda.

È solo attraverso le nostre lotte che ricordiamo ai padroni che la produzione è realizzata da persone umane e non da oggetti.

SOLIDRIETA’ AI LAVORATORI IN SCIOPERO

[questo il volantino originale apparso in rete che, lievemente modificato, è stato affisso ieri agli ingressi qualche supermercato genovese a sostegno dello sciopero dei lavoratori]

solidarietà ai detenuti del carcere di Marassi

(ricordiamo che sabato scorso è stato reso noto il primo casa di contagio da Covid 19 all’interno del carcere. Si tratta di un detenuto di 78 anni, in isolamento da un mese. Quindi certamente contagiato dalle guardie)
Si dice che lo stato di salute di una democrazia sia riscontrabile dallo stato di salute delle proprie carceri.  Possiamo quindi dire che la paziente Italia è in coma profondo.Nel solo 2019 sono morte 143 persone di cui 53 suicidi e dall’inizio 2020 siamo già a 41 morti di cui 13 suicidi.  Alla faccia del recupero del detenuto!
Lungi da noi pensare che le carceri siano luoghi di recupero e riabilitazione, per quanto ci riguarda tali strutture andrebbero distrutte.Una morte in carcere, qualsiasi fosse la natura, è una morte da attribuire allo stato detentivo, a chi istituisce e gestisce tali inferni di cemento: lo Stato!
Le proteste de i detenuti di questo inizio Marzo ci hanno dato coraggio e forza, abbiamo così ritenuto giusto far sapere che fuori c’è chi li sostiene con piccoli gesti di solidarietà.In diverse occasioni all’inizio del mese siamo andati sotto le infami mura del carcere di Marassi  facendo sentire la nostra complicità con petardi, fumogeni e srotolando striscioni.  Durante l’ora d’aria abbiamo lanciato dentro le mura palline da tennis contenenti un testo di  informazione e solidarietà ai detenuti in lotta e gli aggiornamenti su quello che sta accadendo nelle altre carceri italiane.Ai primi tentativi fatti la risposta è stata sempre immediata e focosa, col passare dei giorni la  risposta si è affievolita, complice probabilmente la pressione interna da parte del sistema carcerario.
Abbiamo ritenuto che le responsabilità penali non fossero un deterrente abbastanza forte da  spegnere il nostro desiderio di essere vicini ai prigionieri in lotta in questo momento.

IL NOSTRO AMORE PER LA LIBERTA’ E’ PIÙ FORTE DI OGNI AUTORITA’!
FUOCO ALLE CARCERI!  LIBERTÀ PER TUTTI!
alcuni/e compagni/e

28 marzo 1980: ricordo massacro via Fracchia

Il monopolio mediatico del virus non distrae i nostri cuori, che si rivolgono ai compagni/e che hanno perso la vita lungo la via della Lotta contro Stato e Capitale.

Quella notte di quarant’anni fa, in via Fracchia a Genova, morirono per mano del boia Dalla Chiesa e dei suoi gregari:
Annamaria Ludmann “Cecilia”
Riccardo Dura “Roberto”
Lorenzo Betassa “Antonio”
Piero Panciarelli “Pasquale”.

 

Con Tino nel cuore.

Scatenarsi nella rovina

Perdere
ma perdere veramente
per lasciar posto alla scoperta
Guillaume Apollinaire

Sopravvivere nella società contemporanea significa esistere al cospetto dell’emergenza. La minaccia costituita da ciò che l’occhio umano non può assolutamente scrutare pesa quotidianamente sulla propria esistenza. Fenomeni al di fuori del proprio spazio di intervento minacciano costantemente la propria vita, le proprie relazioni e l’ambiente in cui si vive. Un nemico invisibile è approdato ormai da un mese in Italia divenendo la principale preoccupazione dello stato come dei suoi abitanti.
Giorno dopo giorno, minuto dopo minuto sempre la solita litania. Proclami in televisione, alla radio, nei luoghi pubblici (ovunque vi sia uno schermo, una bacheca, un altoparlante) diffondono gli stessi consigli; vicini di casa, colleghi di lavoro, sconosciuti nelle strade… quasi tutti ripetono nei loro discorsi le stesse parole chiave: controllo, sicurezza, sacrificio, obbedienza.
Quando il dominio va incontro a un periodo di instabilità, causato ad esempio dalla possibile diffusione di un’epidemia, non può che cogliere la palla al balzo per rinforzare il proprio potere.
I disastri prodotti dall’espansione del sistema tecnico, con il suo rapporto di sopraffazione verso quello che rimane di naturale intorno a noi, con i suoi vincoli sociali ed esistenziali, con la sua connessione globale permanente, si ripresentano alla porta del suo avvenire. Un terremoto, un’alluvione, un incendio divengono fenomeni catastrofici solo dal momento in cui l’ambiente naturale è stato sostituito dall’ambiente tecnico. Continue reading “Scatenarsi nella rovina”

“Tutto va estremamente bene!”

proponiamo questo articolo, in cui ci ritroviamo, scritto da compagne/i di Cosenza:

La parola d’ordine di questi giorni è: “regole”. Ad ogni cittadino modello è chiesto un grande sacrificio: ubbidire incondizionatamente ad una legge. Ma questa legge, o meglio questo insieme di decreti che si susseguono vorticosamente, in modo contraddittorio e confusionario, ha come teatro una società che ha perso in pochi giorni le “sue certezze”. Un nuovo virus è apparso come figlio del capitalismo, della pressione umana sulla natura, come prodotto dello sfruttamento. Di fronte a tale virus sconosciuto la salvezza risiede nell’ubbidire alle leggi, non tanto per sviluppare l’immunità ma per indirizzare il gregge; poi, se queste leggi impongono o permettono comportamenti insensati, va bene lo stesso. In simili frangenti, cosa è più utile: riempire la testa di leggi; bombardare con la propaganda del #iorestoacasa; cantare inni dai balconi; militarizzare strade e quartieri, oppure far si che la gente comprenda quella che è la situazione reale?
Se la legge permette di fare una sciocchezza enorme, chi è abituato a ubbidire e basta, non farà altro che aderire alle nefandezze della legge.
Per questo motivo il bene più grande da coltivare in noi è la ragione, non l’ubbidienza, né il cosiddetto “bene comune”. Continue reading ““Tutto va estremamente bene!””

Mors tua Vita Mea

La Fincantieri, ancor più dopo l’unione con Naval Group e la nascita della nuova società Navaris, auspica maggiori commesse di navi da guerra. Perché l’economia della morte e l’industria che la produce non conoscono né crisi né delocalizzazione come dimostra la Leonardo S.P.A. che, in combutta con la marina americana, guadagna 648 milioni.

I sindacati istituzionali inneggiano a nuove commesse militari, in concerto con l’economia dominante, ben sapendo che, con la retorica del lavoro e l’estrema suddivisione dello stesso, si scatenerà la guerra tra poveri e sarà evitata la guerra di classe.

Intanto leggi sempre più dure vogliono impedire qualsiasi reazione contro questa barbarie (il Decreto Sicurezza BIS prevede 4 anni di carcere per blocco stradale come sanno bene i lavoratori della Logistica, fra i pochi a scendere ancora in sciopero facendo picchetti davanti ai luoghi di lavoro). Continue reading “Mors tua Vita Mea”

solidarietà a Beppe arrestato nell’operazione prometeo

I carabinieri del ROS hanno eseguito nella giornata di giovedì 17 dicembre un’ordinanza di custodia cautelare al compagno anarchico Giuseppe Bruna, già rinchiuso nel carcere di Pavia in seguito all’“Operazione Prometeo”, nella quale veniva accusato dell’invio di plichi esplosivi a due magistrati torinesi impegnati nella lotta agli anarchici e al Direttore del DAP impegnato nelle sue attività di carceriere. Continue reading “solidarietà a Beppe arrestato nell’operazione prometeo”

Lavoratore in sciopero ACCOLTELLATO! E SGOMBERO del picchetto! (COOP-CCNO-Clo aguzzina)

La notte tra giovedì 26 e venerdì 27 dicembre, a Rivalta Scrivia (Tortona), il picchetto dei lavoratori Clo licenziati politici, insieme ai compagni dell’Ambruosi-Viscardi da Fermo e a tanti altri giunti in solidarietà da Genova, Torino e Milano, è durato quasi dieci ore!
Sempre più in difficoltà, la Clo ha paura e… chiama la questura!
Di fronte al numero e alla forza della protesta operaia  la Clo fa una furbata: apre in fretta e alla buona una seconda via per i camion già fermi da ore, dalla parte opposta del cancello “principale” dove il picchetto resiste dalle tre di notte, approfittando del complice aggressivo intervento sceneggiato degli agenti di polizia in assetto anti-sommossa.

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