sulla rivolta di Treviso – Da “Campagne in lotta”

Forse ricorderete le rivolte che hanno attraversato un centro d’accoglienza a Treviso tra giugno ed agosto e i 4 arresti che ne sono seguiti. Ad oggi uno di loro non c’è più , Chaka, due sono ancora in carcere (a Treviso e Vicenza) e per un’altra persona è stata trovata un’abitazione a Treviso per i domiciliari. Il primo aprile comincia il processo.
Come Campagne in lotta siamo sempre in contatto con tutti e tre  e da qualche giorno, anche in seguito al confronto con loro, abbiamo fatto partire una campagna di solidarietà, che vi incollo qui.
Della rivolta nella ex caserma Serena a Treviso e della sua repressione:
non lasciamo solo chi lotta per la libertà

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Controllare i lavoratori a distanza

     “_Ci troviamo nel solco di una nuova frontiera  Le vecchie leggi funzionano male, abbiamo bisogno di nuovi sistemi di tutela sia per i dipendenti sia per i lavoratori. Il lavoro da remoto può essere più produttivo, ma occorre disciplinarlo.[…]”_

In genere ciò che avviene negli USA arriva un po’ più tardi da noi ma, come allude Martone, anche qui si stanno preparando a questa deriva orwelliana.
Buona lettura….

Controllare i lavoratori a distanza:

crescono le “sentinelle degli smart workers”

di Ilaria Betti 29/11/2020

Da Microsoft a ActivTrak: secondo uno studio Usa, il settore del monitoraggio crescerà a dismisura

Sono le “sentinelle dello smart worker”, quelle che controllano – col fucile spianato dall’altra parte dello schermo – che il lavoratore da remoto sia costantemente produttivo. Si tratta delle app per il controllo a distanza dei dipendenti e negli Stati Uniti sono sempre di più: si va da quelle che comunicano ai capi dati sui siti web consultati a quelle che fanno gli screenshot delle schermate. E ora ci si mette ancheMicrosoft: un nuovo tool, chiamatoProductivity Score, annunciato durante la conferenza annuale degli sviluppatori, mostra ai datori di lavoro come i propri dipendenti utilizzano i servizi di Microsoft 365 come Outlook, Teams, SharePoint e OneDrive. Ma può esistere uno smart working senza controllo sulla vita delle persone? Secondo Michel Martone, giurista e accademico, autore del libro“Il lavoro da remoto – Per una riforma dello smart working oltre l’emergenza”, sì: “Il datore di lavoro ha bisogno di controllare – spiega ad HuffPost – ma dovrebbe controllare i risultati del lavoro, non la persona”.

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Non ci deve pagare nessuno, ma devono pagarla e basta

L’ emergenza sanitaria sta contribuendo a frammentare, nascondere e disintegrare i bisogni della classe.

E’ sotto gli occhi di tutti noi che quella che governa la gestione dell’emergenza è la logica del profitto – non ultimo quello delle case farmaceutiche – che detta le regole delle chiusure e delle aperture delle nostre libertà. Il mantra, neanche tanto nascosto, è che la produzione non si può fermare perché il bene del Capitale è anche il nostro. Quindi, per salvare questo mondo, bisogna fare “sacrifici”.

L’economia ormai governa la politica che, da parte sua, ha perso ogni minima velleità di mediazione sociale, ogni ruolo di gestione della cosa pubblica. I teatrini mediatici e politici, sia a livello nazionale che a livello locale, confermano il fatto che della nostra salute dobbiamo occuparci in prima persona altrimenti nessuno lo farà, tutti presi come sono a rincorre il consenso, il profitto e i colori delle varie libertà.

Alcune cose sembrano emergere con sempre più chiarezza e ci preparano a una prospettiva di futuro: qualcuno da questa crisi uscirà rafforzato e arricchito e questi non saranno certamente i lavoratori. Anzi, questa crisi viene già ora scaricata sulle loro spalle buttandoli sempre più ai margini di un sistema organizzato per sopravvivere a se stesso, costi quel che costi.

Confindustria – che per qualche milione in più affama e uccide alla luce del sole – continua a rivestire il suo ruolo di autorevole interlocutore, avendo il potere di far lasciare aperte aziende e fabbriche fin all’inizio di questa pandemia ed ancora oggi. Continue reading “Non ci deve pagare nessuno, ma devono pagarla e basta”

SABATO 30.01 PRESIDIO AL CARCERE DI MARASSI

Dopo il saluto molto partecipato di venerdì scorso abbiamo deciso di tornare sotto le mura del carcere di Marassi per portare la nostra solidarietà a tutti i reclusi e al nostro compagno Francesco (in carcere per un definitivo per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma).

Ci vediamo Sabato 30 Gennaio alle 18 sotto le mura del carcere di Marassi (lato stadio).
Segue il manifesto. Invitiamo alla massima diffusione dell’appuntamento!
A presto, un abbraccio da Genova.

SABATO 30 GENNAIO ALLE ORE 18 PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CARCERE DI MARASSI (LATO STADIO) PER UN SALUTO A TUTTI I DETENUTI E AL NOSTRO COMPAGNO FRANCESCO.

PER FARLA FINITA CON LE GALERE! MILLE MODI UN SOLO ORIZZONTE: LIBERTA’!

Gora Gassama un’altra vittima dello sfruttamento!

Per non dimenticare Gora Gassama, bracciante agricolo investito e lasciato morire qualche giorno fa, il 18 dicembre, scorso nei pressi del porto di Gioia Tauro mentre tornava dal lavoro.
Migrante morto in un incidente nel Reggino, sciopero e corteo dei braccianti

La lettera: “Siamo stanchi di essere sfruttati e ammazzati dagli stessi che di giorno ci obbligano a lavorare senza contratti né garanzie nei campi”

“Oggi nessuno va al lavoro – hanno spiegato gli organizzatori della manifestazione – perché un amico e fratello, dopo una vita di razzismo e sfruttamento, da quel razzismo è stato ucciso. La rabbia è troppa, non restare zitti, scendere in strada per ricordare Gora e lottare contro tutto questo è l’unica arma che ci resta”.

“Un altro fratello ucciso, un’altra morte – è scritto in una lettera aperta dei migranti – che si poteva evitare. Per questo, per tutta la giornata di oggi noi lavoratori della terra saremo in sciopero. Non troverete nessuno di noi nei campi, nei magazzini e nelle serre. Siamo stanchi di essere sfruttati e ammazzati dagli stessi che di giorno ci obbligano a lavorare senza contratti né garanzie nei campi, a vivere come animali e la sera ci tirano giù come birilli, perché la vita di un africano non conta. Non siamo braccia, siamo uomini”. “Da decenni ormai – riporta ancora il testo della lettera – veniamo qui per lavorare e senza le nostre braccia non ci sarebbero frutta e verdura né sugli scaffali, né sulle tavole ma questo non importa. Nonostante le promesse che arrivano ad ogni stagione, per noi non ci sono mai stati e continuano a non esserci alloggi decenti, contratti regolari, certezza e celerità nel rinnovo dei documenti, con lungaggini che ci costringono a rimanere qui per mesi. Vogliamo casa, diritti, documenti e lavoro regolare, vogliamo vivere una vita dignitosa come ogni essere umano meriterebbe. Schiavi mai”.

Strage del Rapido 904, o Strage del Treno di Natale

Riceviamo e pubblichiamo volentieri

Avevamo appena concluso il nostro XV convegno organizzativo di Riv. Comunista, iniziato la mattina del 22 dicembre 1984, quando abbiamo appreso le prime notizie dell’attentato al rapido Napoli – Milano.
Via via sono giunte le prime immagini televisive non è stato difficile capire la vastità del nuovo “macello” e matrice degli attentatori. Mani esperte, già collaudate nei precedenti attentati compiuti nella stessa galleria Firenze – Bologna, e ben protette dallo Stato, hanno “rinnovato” il loro “messaggio” di morte. Queste mani sanguinarie non hanno colpito nel “mucchio”, come può sembrare all’apparenza, hanno collocato gli ordigni nelle carrozze di seconda classe, gremite di proletari e di meridionali. L’attentato è, quindi un “macello” di gente del Sud.

I responsabili del governo e il ministero dell’interno nel tentativo di buttare fumo negli occhi o per altri inconfessabili motivi, hanno ipotizzato tutte le “piste”: dal “ terrorismo internazionale” alla mafia e camorra. Ma questi signori, addetti alla macchina del potere, si degneranno mai di spiegare che cos’è e da chi mai è costituito questo “mostro” pluricefalo chiamato “terrorismo internazionale”? Continue reading “Strage del Rapido 904, o Strage del Treno di Natale”

28 dicembre 1980 – La rivolta nel carcere di Trani

Il 28 dicembre 1980, alle ore 15,20 inizia la rivolta nel carcere speciale di Trani

«12 dicembre 1980, è sera, ora di cena. Si cena presto in carcere, televisioni accese a tutto volume, a quell’ora quasi tutte sintonizzate sul telegiornale del terzo canale, quello delle 19.00. Improvvisamente un vociare sempre più intenso, un boato. Ci affacciamo al cancello e contemporaneamente accendiamo la tv che quella sera, stranamente, tenevamo ancora spenta. Da qualche cella urlano un nome, qualcuno ne declina le funzioni e il ruolo. È un alto funzionario del Ministero della Giustizia con incarichi particolari sulle carceri speciali. Continue reading “28 dicembre 1980 – La rivolta nel carcere di Trani”

Comunicato dei lavoratori delle campagne dopo lo sciopero a S. Ferdinando

21/12/2020

Oggi i lavoratori della tendopoli di San Ferdinando e di tutta la piana di Gioia Tauro sono scesi in strada, scioperando, a seguito dell’omicidio, due giorni fa, del loro fratello senegalese Gora Gassama. In una manifestazione completamente spontanea e autorganizzata, oltre cinquecento persone hanno bloccato prima la statale su cui Gora è stato ucciso e, poi, l’autostrada, mostrando una determinazione che dà grande forza alle loro rivendicazioni.

Se, infatti, l’assassinio di Gora è stato la scintilla che ha accesa questa fiamma, il razzismo, che oggi si esprime anche nelle parole di chi minimizza e di chi fa diventare Gora maliano, anziché senegalese, perchè tanto uno stato africano vale l’altro, lo sfruttamento e la repressione che l’hanno causato, e che ogni giorno i lavoratori vivono sulla loro pelle sono gli stessi da decenni. E, proprio come la morte di Gora, non sono accidenti del destino. Sono fatti che portano in causa precise responsabilità e che possono, devono, essere eliminati. I lavoratori, per questo, chiedono cose ben precise, per mettere fine a questa tragedia.

Documenti, che erano stati promessi, con una sanatoria, a seguito della grande mobilitazione del 6 dicembre 2019, ma che vi sono poi rivelati l’ennesimo miraggio.

Case, che in Calabria, come in molte altre parti d’Italia, sono pronte da anni, ma che vengono tenute vuote, con mille implausibili scuse, pur di non destinarle a coloro a cui spettano.

Rispetto dei contratti di lavoro e dei loro diritti, violati sempre ma ancor di più ai tempi del covid, come dimostrano le condizioni ancor più aberranti imposte in questi mesi nelle tendopoli e nei campi di lavoro.

A fine giornata i lavoratori hanno ottenuto la promessa di un incontro, che dovrebbe svolgersi domani, con i sindaci della piana e con un rappresentante della prefettura. Una prima vittoria, certo, ma i lavoratori sono ben consci che tali promesse si sono spesso rivelate un modo per sviare la loro giusta rabbia, e sono pronti a tornare in strada se così dovesse essere anche questa volta.

I lavoratori, infatti, sono determinati a far valere le loro rivendicazioni, come dimostra la protesta di oggi assieme anche alle molte attuate in questi mesi di pandemia, e sono anche ben coscienti che la via più efficace per arrivare a una vittoria è la lotta, perché solo la lotta paga.

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Rassegna stampa sulla strage nel carcere di Modena

RACCOLTA NOTIZIE E CRONISTORIA INCHIESTE CARCERI
– 14 persone morte durante la rivolta
– Lo Stato delle inchieste ufficiali: cronologia
– Familiari, legali, associazioni
– Testimonianze anonime di detenuti pubblicate sulla strage di Modena
– Stato delle inchieste sui rivoltosi di marzo
– Inchieste del 2020 per torture sui detenuti

14 PERSONE MORTE DURANTE LA RIVOLTA*

Durante le rivolte di marzo nelle carceri sono morti: Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Rouan
Nelle celle del carcere di Modena sono morti in 5: Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Slim Agrebi.
Nel carcere di Bologna è morto Haitem Kedri.
In quello di Rieti sono morti in 3: Marco Boattini, Ante Culic e Carlo Samir Perez Alvarez.
Dopo o durante il trasferimento da Modena sono morti altri 4 detenuti: ad Alessandria Abdellah Rouan, a Verona (in transito verso Trento) Ghazi Hadidi, a Parma Arthur Isuzu, a Ascoli Piceno Sasà Piscitelli. Continue reading “Rassegna stampa sulla strage nel carcere di Modena”

Presidio per Vincenzo

siamo stati presenti martedì 15 settembre al presidio  convocato con questo testo
CONTRO L’ESTRADIZIONE DI VINCENZO VECCHI
CONTRO LO STATO D’EMERGENZA
in occasione dell’udienza di Cassazione in Francia.
Per mantenere vivo il filo della memoria della sommossa contro il G8, in solidarietà a tutti i compagni e le compagne in carcere e sotto processo.
La locandina qui

Sentenza processo di Spezia per pestaggio secondini – Dichiarazione Paska

Ciao a tutte e tutti.
Venerdì 18 dicembre c’è stata la sentenza del processo di Spezia per il pestaggio dei secondini.
Ho letto prima una dichiarazione in aula (segue).
Poi il pm ha chiesto la condanna di 1 anno e mezzo mesi, e successivamente ha discusso l’avvocato.
Dopo poco più di un’ora è arrivata la sentenza con 8 mesi di condizionale, senza sospensione della pena.
Un saluto a tutte e tutti! Ed un ringraziamento ai compagni ed alle compagne che hanno seguito il processo.
Nonostante la condanna, di cui mi importa relativamente, la mia volontà era di fare emergere il pestaggio delle guardie, cosa che effettivamente è avvenuta, data la richiesta bassa per i reati (resistenza aggravata e lesioni personali aggravate), e la conseguente bassa condanna. Vedremo in appello.
A presto, Paska.

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sull’ultima udienza a Beppe Bruna

l’udienza si è svolta in modo leggermente migliore rispetto a quella precedente.
La mancanza di traduzione non è stata determinata da un provvedimento ad hoc per Beppe, ma dal divieto, da parte del DAP, alle traduzioni straordinarie, sempre per via del COVID. Che, evidentemente, deve essere preso solo in carcere e non andando in tribunale.
Nulla, da parte delle perizie dell’accusa, è stato aggiunto. E’ stato poi sentito un teste a difesa.
Anche il PM ha chiesto la presenza in aula di Beppe. Perciò il legale ha fatto presente che, se la prossima udienza si fosse svolta il 21 dicembre come da calendario, non ci sarebbe stata nessuna svolta sulle traduzioni.
Quindi l’udienza è stata rinviata a gennaio.

Esposto di 5 detenuti di Modena alla procura di Ancona

Riportiamo l’esposto fatto da 5 detenuti di Ascoli alla procura di Ancona. Sono i primi detenuti che denunciano pubblicamente, mettendoci la faccia, le torture e le uccisioni nel carcere di Modena ed Ascoli. Da venerdì 11/12 sono stati riportati a Modena, luogo in cui si trovano i loro massacratori. Alcuni avvocati di Bologna verranno nominati da questi  detenuti, sia per tutelarli, sia per supportarli nel portare avanti la denuncia. Dall’altra questi detenuti per lettera hanno espresso che nonostante la diffidenza sul ruolo della stampa, han dichiarato che in questo caso chi ha contatti può far girare il loro racconto.

Invitiamo tutti a scrivere a questi detenuti. Questo è l’indirizzo: Str. Sant’Anna, 370, 41122 Modena MO

Se prima lo Stato ha torturato, ucciso barbaramente, se quel piombo è monito per tutti noi, se non ha avuto problemi a cremare i corpi per non far vedere i segni dell’assassinio, ora è compito nostro tutelare le vite di questi 5 uomini coraggiosi. Ognuno scelga i suoi modi, ma ora è importante far capire al DAP che queste persone non sono sole.

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Aggiornamento covid in 41-bis Attanasio

Lettera di Alessio Attanasio in cui descrive la situazione di contagio da Covid nel 41-bis di Tolmezzo.

“… Oggi ho telefonato all’avvocata e dunque già sai che sono positivo al covid19, siamo tutti positivi. È stata la cronaca di un contagio annunciato, avendo io segnalato e denunciato parecchie volte la volontà di diffondere il virus, e così è stato. Il primo che ha avuto i sintomi li ha riferiti al medico il 7 novembre, ma la risposta è stata che no, non era covid. Ed invece lo era (ma intanto per una settimana hanno permesso che si diffondesse, essendo stato fatto il primo tampone solo il 13 novembre, e dopo insistenze). Ci siamo così contagiati tutti. Continue reading “Aggiornamento covid in 41-bis Attanasio”

Testimonianza sui prigionieri uccisi a marzo nel carcere di Modena

“Sono entrato in galera perché la polizia è venuta a fare un controllo e mi ha trovato senza documenti, mi hanno mandato in prigione. Da quando ero lì in carcere sono iniziati i problemi, una volta è successa una rissa io non centravo niente. Poi è venuta la polizia sono entrati e ci hanno picchiati e ci hanno rotto le ossa, poi ci hanno messo 3 giorni in isolamento senza portarci all’ospedale. Alla fine un ragazzo è stato portato in ospedale e dai dolori è svenuto. Continue reading “Testimonianza sui prigionieri uccisi a marzo nel carcere di Modena”