Testimonianza sui prigionieri uccisi a marzo nel carcere di Modena

“Sono entrato in galera perché la polizia è venuta a fare un controllo e mi ha trovato senza documenti, mi hanno mandato in prigione. Da quando ero lì in carcere sono iniziati i problemi, una volta è successa una rissa io non centravo niente. Poi è venuta la polizia sono entrati e ci hanno picchiati e ci hanno rotto le ossa, poi ci hanno messo 3 giorni in isolamento senza portarci all’ospedale. Alla fine un ragazzo è stato portato in ospedale e dai dolori è svenuto.
Quando lo ha visto il dottore lo ha fatto entrare urgentemente. Il dottore ha detto alla polizia che doveva rimanere in ospedale almeno 3-4 giorni ma la polizia non voleva. Il dottore aveva chiesto che servisse una persona dentro il carcere che lo aiutasse a muoversi per un mese, però la polizia non ha fatto niente di tutto quello che ha chiesto il dottore e gli ha dato un certificato. Ha fatto una denuncia alla polizia in ospedale e ha preso con sé il fascicolo, alla fine quella sera lo hanno preso e portato subito al carcere di Modena dove ero stato spostato anch’io, in una cella dove cerano anche dei miei amici della mia città, sono rimasto lì finché è venuto il corona virus e quando è venuto il corona c’era un uomo malato del virus e non volevano farlo uscire e hanno vietato di farci vedere i famigliari.
Dopo ciò è successa una rivoluzione e hanno bruciato il carcere e sono entrati le forze speciali e hanno iniziato a sparare sono morte 12 persone di cui 2 miei amici, sono morti davanti ai miei occhi sono ancora sotto shock. Io ero scappato fino al tetto del carcere così non mi sparassero dopo ci hanno presi tutti e ci hanno messo in una camera e ci hanno tolto tutti i vestiti e hanno iniziato a picchiarci dandoci schiaffi e calci. Dopo ci hanno ridato i vestiti e ci hanno messo in fila e ci hanno picchiato ancora con il manganello in quel momento ho capito che ci stavano per portare un altro carcere. Da quante botte abbiamo preso che mi hanno mandato in un altro carcere senza scarpe. Poi quando siamo arrivati al carcere ci hanno picchiato ancora. Alla fine ho finito di scontare la mia pena io sono molto scioccato per i miei amici non sono riuscito a fare denuncia contro i carabinieri perché loro sono troppo forti. E io non ho né soldi né documenti. Sono molto ancora scioccato non riesco più a dormire né a mangiare bene. In fondo sto ancora molto male, ma nonostante tutto mi piace l’Italia, grazie a voi che mi avete fatto parlare”.
Da una lettera giunta alla rivista OLGa a metà ottobre 2020.

Published by grimaldello

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