La storia del vaccino è un antipasto [Macerie su Macerie]

Che la pandemia di Covid-19 avrebbe segnato inesorabilmente gli sguardi della società su di sé era ben facilmente prevedibile, il come stia accadendo è ancora difficile da decifrare.
Quello a cui si è assistito nelle ultime settimane è stata una celere escalation di misure, decreti, direttive, annunci e sproloqui urbi et orbi sul sostegno all’obbligo vaccinale e alla sua certificazione; una convergenza su un discorso netto e senza sfumature, di cui è difficile trovare dei precedenti, che va dal premier in carica, il boia europero della crisi economica post 2008, fino agli ultimi militanti dell’estrema sinistra del Bel Paese, tutti votati senza soluzione di continuità a costruire l’immagine di una divisione antropologica tra la solidarietà civile di coloro che hanno scelto di vaccinarsi e tutti gli altri, velocemente ammassati nel cassetto capiente dei “negazionisti”, complottisti, egoisti sociali o naturopati dell’ultima ora.

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Sul green pass (dell’oca)

Ciò che si va delineando intorno al Green pass va ben oltre il fatto in sé. Asserire che il potere è interessato alla salute della popolazione è un vero e proprio ossimoro visto che l’era attuale ha mostrato di essere del tutto disinteressata alla popolazione, poiché la “volontà di potenza” di uno stato non è più misurabile sulla quantità di popolazione sana di cui disporre. Il mutamento della “forma guerra” con la messa in mora degli eserciti di massa ha comportato il venir meno della popolazione come elemento strategico e, conseguentemente, il non interesse del potere nei confronti della popolazione. La stessa cosa vale per la produzione. Nel mondo contemporaneo la produzione bellica non necessità più della “mobilitazione totale” quindi del tutto inutile è diventata la necessità di masse sterminate da impiegare nella produzione bellica. Per molti versi, allora, diventa possibile asserire che se il mondo di ieri si caratterizzava nel “fare vivere e lasciare morire” il mondo attuale sembra maggiormente prono al “far morire e lasciare vivere” il modello ordoliberale è esattamente questo.

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denunce a GE per “Vedo terra”

Abbiamo appreso che un compagno che ha partecipato  all’occupazione dell’università ed alle iniziative delle giornate di luglio al di fuori e contro le infami commemorazioni istituzionali del G8 di genova 2001, ha ricevuto ben tre denunce per “invasione”, presidio e manifestazioni non autorizzate.

A questo link di “Vedo terra” https://www.facebook.com/comestudiogenova/

Le considerazioni del Collettivo che non dimentica le <misure repressive sempre più opprimenti, che hanno colpito tanti e tante compagni/e>, anzi rivendica, rilancia e si presenta all’ingresso della biblioteca universitaria per denunciare <Genova jeans come ennesimo evento che vuole svendere Genova ai turisti, e fare delle sue periferie sociali, una volta ripulite, delle vetrine>.

Condividiamo, facciamo girare ed esprimiamo solidarietà incondizionata ed attiva al compagno ed a tutti e tutte le componenti del Collettivo sotto attacco nel becero tentativo, certamente non nuovo, di intimorire quel combattivo proletariato giovanile che si avvicina alle lotte e le sostanzia con l’occhio sul presente a tutto tondo, non parcellizzato e scevro delle sclerotizzate dinamiche da orticello che spesso depotenziano le lotte cittadine.

Felici della totale mancanza di rimorsi da parte del Collettivo (per altro non avevamo dubbi) ci permettiamo di fare una puntualizzazione su un passaggio del loro testo. La <retorica istituzionale deconflittualizzante> non è tipica dei sinistri degli ultimi vent’anni, ma ha radici profonde e contribuì a portare in carcere migliaia di compagni e compagne negli anni ’70 ed ’80. Alcuni incarcerati per decenni.

Grazie ragazze e ragazzi dalla nostra comunità desiderante.

GE 2001: Qualcuno in Parlamento, qualcuno in galera

Segue lettera di Marina da Zapruder #54, dal sito di Supporto Legale. Nulla da aggiungere.

“A partire dalla fine degli anni novanta, gli incontri tra i leader dei paesi a economia avanzata divennero un’arena in cui dimostrare il dissenso verso le scellerate politiche neoliberiste. Gli appuntamenti in giro per il mondo assunsero presto un aspetto liturgico. Lo scopo era inseguire i potenti per disapprovare la globalizzazione economica con azioni di protesta “globalizzate”. Il G8 di Genova si inquadrava nel medesimo scenario ma si configurava al tempo stesso come il grado più elevato nell’organizzazione dei controvertici. Di fatto il cosiddetto movimento dei movimenti vide nelle strade di Genova l’agorà in cui non solo manifestare contrarietà alle politiche liberiste sempre più selvagge, ma anche esporre le proposte elaborate durante il Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Dal quel progetto nacquero le ambizioni egemoniche del movimento no global (Gsf). In altre parole, portare le istanze riformiste in una piazza democratica sgombra il più possibile da altre argomentazioni politiche, insieme alle differenti strategie nella gestione del conflitto sociale. Autonominatisi interlocutori delle istituzioni, essi pretesero il privilegio di pianificare nei dettagli le mobilitazioni genovesi garantendosi altresì l’attenzione dei riflettori e il ruolo da protagonisti. Al bando ogni velleità internazionalista, i mesi prima del vertice furono attraversati da un susseguirsi di dispute all’interno del movimento per l’egemonia politica, tra chi voleva sovradeterminare e chi voleva autodeterminarsi in previsione del controvertice, nonché da una sequela di negoziati con le istituzioni. A un certo punto, sembrava di trovarsi di fronte a galli nel pollaio che si azzuffavano per una briciola di visibilità, sordi a qualsiasi rivendicazione che non fosse di loro emanazione, ignorando tutto ciò che voleva alimentare il dibattito e che proveniva dalla base delle organizzazioni antagoniste. Del resto per comprendere bene ciò che accadde durante le discusse giornate genovesi è opportuno analizzare la dimensione politica che anticipò e permise la costruzione dell’evento, comprese le influenze ideologiche determinanti lo svolgersi delle manifestazioni. Leggi tutto “GE 2001: Qualcuno in Parlamento, qualcuno in galera”

NATASCIA IN SCIOPERO DELLA FAME DAL 16 GIUGNO

Da un video colloquio di questa mattina con una compagna, Natascia ha fatto sapere che il 16 giugno, di ritorno al carcere di Vigevano dopo l’udienza preliminare per il processo Scintilla in cui è imputata e che si è tenuta a Torino, le è stata misurata la temperatura e subito dopo è stata messa in una cella in isolamento. Quando ha capito che si trovava lì per essere ritrasferita nel carcere di S. Maria Capua Vetere ha dichiarato ufficialmente l’inizio dello sciopero  della fame, buttando fuori dalla cella il vitto quando le è stato consegnato.

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NATASCIA NUOVAMENTE TRASFERITA A S. MARIA CAPUA VETERE

La notte dopo la seconda e ultima udienza preliminare per il processo Scintilla che si è tenuta a Torino lo scorso 16 giugno, Natascia è stata nuovamente svegliata in piena notte nella sua cella del carcere di Vigevano e trasferita in un altro carcere. Lo ha scoperto la mattina del 17 giugno la compagna che si è presentata davanti alla guardiola del carcere di Vigevano per fare il colloquio e a cui invece è stato detto che Natascia non c’era perché era stata trasferita la notte prima.
Come sempre a Natascia non è stato consentito di avvertire nessuno, neppure il suo avvocato. Si presumeva potesse essere stata ritrasferita nel carcere di S. Maria Capua Vetere, che però non ha dato notizie a riguardo – neppure al suo avvocato – fino a questa mattina, quando gli hanno confermato che Natascia si trova effettivamente lì.
A questo punto sul tema colloqui vale forse la pena spendere due parole
in più.

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Solidali Disfor occupato

Domenica 16 maggio, presso il dipartimento occupato di scienze della formazione (DISFOR), c’è stata l’assemblea conclusiva di questa rinvigorente esperienza collettiva durata un mese. Mese che ha visto studenti e studentesse autorganizzarsi, non soltanto per riattivare quel servizio pubblico pagato-non-erogato; ma, sopratutto, per promuovere assemblee iniziative incontri che andassero oltre lo stretto recinto accademico. In questi 30gg, che sono un unicum nell’ammorbato panorama nazionale,

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sgomberato chez jesoulx

Brutto risveglio questa mattina alla ex casa cantoniera di Oulx, divenuta, dopo l’occupazione del dicembre 2018, un rifugio autogestito per la gente in viaggio.
All’alba polizia in antosommossa, digos, vigili del fuoco e Croce Rossa hanno circondato il rifugio.

https://radioblackout.org/2021/03/sgomberato-chez-jesoulx/

https://www.facebook.com/Chez-JesOulx-Rifugio-Autogestito-362786637540072/videos/1917507261665769

23/03/2021: ciao Sante!

ERA NATO NEL1938 a Castellaneta, in provincia di Taranto. Da lì, dopo anni in un orfanotrofio, a 13 anni era riuscito a raggiungere sua madre a Torino. Gli anni Cinquanta nelle città operaie, soprattutto Torino e Milano, sono anni di passaggio. La base comunista, come racconterà Primo Moroni ricostruendo quella composizione di classe , non ha ancora smesso di attendere l’ora X. Nelle intercapedini delle fabbriche che erano state occupate alla fine del fascismo sono nascosti piccoli arsenali: intemperanze che il Pci togliattiano tollera appena confidando nella lenta evoluzione del suo popolo verso la lotta democratica. In questo clima, dieci anni prima del Sessantotto e molto prima che nascessero le formazioni armate, Sante Notarnicola si unisce a Pietro Cavallero. Rapinano banche e gioiellerie, dirà in seguito, «per raccogliere denaro a favore dei movimenti di liberazione nei paesi coloniali» e «mettere in risalto l’inefficienza della polizia ridicolizzarla».

https://contropiano.org/news/politica-news/2021/03/23/sante-notarnicola-dal-vivo-0137428