Trieste 9 marzo 1985 – Pedro Greco “giustiziato” dalla Stato

Nel corso dell’operazione di polizia, viene ucciso,  benché disarmato e senza abbia opposto resistenza, il militante di autonomia operaia Pietro Maria Greco. Il Questore della città è Antonino Allegra, già capo dell’ufficio politico milanese al tempo del ‘suicidio’ di Giuseppe Pinelli.

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SABATO 6 MARZO. SECONDA GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ CON LO SCIOPERO DELLA FAME E DELLA SETE DI DIMITRI KOUFONTINAS

Alla fine dello scorso dicembre il governo greco ha approvato una riforma del sistema penitenziario nella quale, oltre ad altre misure peggiorative delle condizioni nelle carceri, si stabilisce che le persone condannate per terrorismo non possano accedere alle “prigioni agricole”, gli istituti più “aperti” cui accedono le persone detenute a
lungo termine. L’approvazione di questa legge ha immediatamente attivato la procedura burocratica di trasferimento di Dimitris Koufontinas dal penitenziario agricolo di Kassevitia. Dimitris è un compagno condannato per partecipazione all’organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre, detenuto dal 2002.

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COVID; GALERE; LAVORO: STRAGE DI STATO

E’ passato un anno dalla morte in carcere di 14 detenuti ammazzati per mano dello Stato  durante le rivolte avvenute mentre ovunque si moriva per COVID E, NELLE GALERE, DETENUTI E DETENUTE – SENZA COLLOQUI CON I FAMILIARI, QUINDI SENZA PACCHI DI CIBO, E SENZA DISPOSITIVI DI PROTEZIONE – venivano infettati dagli agenti della Penitenziaria. Questa strage è stata denunciata da alcuni detenuti che, proprio per questa denuncia, hanno subito ulteriori pesantissime intimidazioni.

Un’altra strage senza spari, ma anche questa con qualche botta in testa durante gli scioperi, è stata quella dei lavoratori costretti a lavorare spalla a spalla con ammalati e anziani come nei magazzini di stoccaggio delle merci.

Durante questo anno tutto è peggiorato sia in carcere che fuori fino ad arrivare al “nuovo” governo Draghi, con i suoi ministri, sottosegretari e capi delle “stanze dei bottoni” provenienti da banche, colossi della produzione di armi e sistemi di controllo, se non dall’esercito e dalla polizia.

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testimonianza dal carcere di Busto Arsizio

Lettera di Enrik dal carcere di Busto Arsizio

(11 febbraio 2021)

Buongiorno a tutti voi

Come prima cosa vorremmo ringraziarvi per la vostra lettera, ci ha tirato molto su di morale sapere che là fuori c’è qualcuno che ha molto a cuore le nostre condizioni e la nostra causa.

Vorrei come prima cosa scusarmi in anticipo per il mio italiano non perfetto, e spiegarvi i motivi per i quali si è arrivati alla protesta nel carcere di Varese.

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Sab. 27/2 Presidio Carcere Marassi

Si avvicina il triste anniversario dell’8 marzo, per ricordare e sostenere quelle giornate di lotta, in queste settimane siamo andati a volantinare durante gli orari dei colloqui ai familiari dei detenuti del carcere di Marassi.
SABATO 27 H 15.00 ci sarà un presidio con microfono aperto, per chiunque voglia comunicare con i reclusi. Noi saremo li per portare un saluto ed esprimere la nostra solidarietà a chi lotta dietro quelle infami mura e per ricordare i 14 morti ammazzati dallo Stato durante le rivolte del 2020. Rompiamo il silenzio. Stragista è lo Stato!

8 febbraio 1943: Lepa Svetozara Radić partigiana jugoslava

Lepa Svetozara Radić è stata una partigiana e antifascista jugoslava di etnia serba bosniaca, membro dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale insignita postuma dell’Ordine dell’Eroe popolare il 20 dicembre 1951, per il suo ruolo nel movimento di resistenza contro le potenze dell’Asse, diventando la persona più giovane a riceverlo all’epoca.

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sulla rivolta di Treviso – Da “Campagne in lotta”

Forse ricorderete le rivolte che hanno attraversato un centro d’accoglienza a Treviso tra giugno ed agosto e i 4 arresti che ne sono seguiti. Ad oggi uno di loro non c’è più , Chaka, due sono ancora in carcere (a Treviso e Vicenza) e per un’altra persona è stata trovata un’abitazione a Treviso per i domiciliari. Il primo aprile comincia il processo.
Come Campagne in lotta siamo sempre in contatto con tutti e tre  e da qualche giorno, anche in seguito al confronto con loro, abbiamo fatto partire una campagna di solidarietà, che vi incollo qui.
Della rivolta nella ex caserma Serena a Treviso e della sua repressione:
non lasciamo solo chi lotta per la libertà

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Controllare i lavoratori a distanza

     “_Ci troviamo nel solco di una nuova frontiera  Le vecchie leggi funzionano male, abbiamo bisogno di nuovi sistemi di tutela sia per i dipendenti sia per i lavoratori. Il lavoro da remoto può essere più produttivo, ma occorre disciplinarlo.[…]”_

In genere ciò che avviene negli USA arriva un po’ più tardi da noi ma, come allude Martone, anche qui si stanno preparando a questa deriva orwelliana.
Buona lettura….

Controllare i lavoratori a distanza:

crescono le “sentinelle degli smart workers”

di Ilaria Betti 29/11/2020

Da Microsoft a ActivTrak: secondo uno studio Usa, il settore del monitoraggio crescerà a dismisura

Sono le “sentinelle dello smart worker”, quelle che controllano – col fucile spianato dall’altra parte dello schermo – che il lavoratore da remoto sia costantemente produttivo. Si tratta delle app per il controllo a distanza dei dipendenti e negli Stati Uniti sono sempre di più: si va da quelle che comunicano ai capi dati sui siti web consultati a quelle che fanno gli screenshot delle schermate. E ora ci si mette ancheMicrosoft: un nuovo tool, chiamatoProductivity Score, annunciato durante la conferenza annuale degli sviluppatori, mostra ai datori di lavoro come i propri dipendenti utilizzano i servizi di Microsoft 365 come Outlook, Teams, SharePoint e OneDrive. Ma può esistere uno smart working senza controllo sulla vita delle persone? Secondo Michel Martone, giurista e accademico, autore del libro“Il lavoro da remoto – Per una riforma dello smart working oltre l’emergenza”, sì: “Il datore di lavoro ha bisogno di controllare – spiega ad HuffPost – ma dovrebbe controllare i risultati del lavoro, non la persona”.

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