(Mar-2018) Omicidio Idy Diene a Firenze

Idy Diene è stato ucciso perché era nero. Roberto Pirrone, un bianco, ha preso la pistola e gli ha sparato.

La comunità senegalese fiorentina in questi giorni ha ricevuto solidarietà anche da molti esponenti delle istituzioni. Una solidarietà limitata, sempre affiancata alla condanna del danneggiamento di arredi urbani e motorini. L’intero paese vorrebbe ridurre quest’omicidio ad atto di follia, il gesto di un uomo disperato. Quelle fioriere distrutte ci mostrano quanto il bersaglio sia designato, costruito in decenni di campagne di terrore mediatico: i migranti e il loro pericoloso, subordinato colore. Un bersaglio sul quale ci si sente sempre più legittimati a sparare.

Il razzismo è di stato. Lo hanno capito quelle donne e quegli uomini che non hanno accettato l’ambigua presenza del sindaco Nardella al presidio convocato per salutare Idy e protestare contro l’odio espresso a Macerata e Firenze. Non ci si pulisce la faccia con il cordoglio per morti di cui si è corresponsabili dopo aver adottato, fra i primi sindaci sceriffi, il Daspo urbano, voluto dal ministro Minniti come misura repressiva della marginalità. Ricordiamo che Nardella ha addirittura chiesto al governo un inasprimento delle sanzioni da applicare ai poveri che chiedono l’elemosina o cercano qualcosa nei cassonetti. Anche qui a Genova, Bucci, su proposta di Garassino, sta tentando di fare applicare il Daspo urbano nel centro storico, nel tentativo di espellere gli indesiderati da un quartiere che si vuole trasformare in vetrina commerciale e turistica.

Quello di Firenze è solo l’ultimo dei fatti di sangue che hanno colpito gli immigrati a distanza sempre più ravvicinata (Macerata il 3 febbraio, rogo di Rosarno il 27 gennaio…..)

Nella notte tra domenica e lunedì sono stati espulsi 34 tunisini e un libico, imbarcati all’aeroporto di Caselle dal momento che il CPR di corso Brunelleschi aveva raggiunto il massimo della capienza.

Sempre a Torino, il 27 febbraio tre abitanti della palazzina occupata ex-Moi (Ali, Mustapha e Abdulahi) si presentano a un appuntamento in questura per la notifica relativa alla richiesta di asilo e cadono in trappola: sono stati tradotti in carcere dalla digos accusati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Secondo gli inquirenti avrebbero incitato alla resistenza contro lo sgombero degli abitanti delle cantine di ex-Moi a fine novembre.

Lo stato sta affilando le sue armi contro la povertà e la migrazione, mentre perde il controllo dello stesso odio che ha scatenato nel paese, per farci fare la guerra tra di noi, per dividerci e così meglio sfruttarci.

Se saremo capaci di unirci e riconoscere i nostri nemici, riusciremo a difenderci dalla violenza dei razzisti e dello stato. E magari contrattaccare.

Nessuna razza, due classi e una sola guerra

Contro ogni fascismo, senza delega

Pubblicato da grimaldello

dall'aprile 2006, nel cuore del centro storico di genova LA NOSTRA POSIZIONE E' QUELLA DI COMBATTENTI TRA DUE MONDI: UNO CHE NON RICONOSCIAMO, L'ALTRO CHE NON ESISTE ANCORA. OCCORRE FAR PRECIPITARE IL LORO SCONTRO, AFFRETTARE LA FINE DI UN MONDO, CONTRIBUIRE ALLA CRISI IN CUI RICONOSCERE I NOSTRI AMICI. "IL GRIMALDELLO" E' PENSATO PER QUESTO, UNO SPAZIO DOVE PROVARE A SCARDINARE LA PASSIVITA' E L'ALIENAZIONE A CUI IL CAPITALISMO CI COSTRINGE NEL QUOTIDIANO.