Riportiamo l’esposto fatto da 5 detenuti di Ascoli alla procura di Ancona. Sono i primi detenuti che denunciano pubblicamente, mettendoci la faccia, le torture e le uccisioni nel carcere di Modena ed Ascoli. Da venerdì 11/12 sono stati riportati a Modena, luogo in cui si trovano i loro massacratori. Alcuni avvocati di Bologna verranno nominati da questi detenuti, sia per tutelarli, sia per supportarli nel portare avanti la denuncia. Dall’altra questi detenuti per lettera hanno espresso che nonostante la diffidenza sul ruolo della stampa, han dichiarato che in questo caso chi ha contatti può far girare il loro racconto.
Invitiamo tutti a scrivere a questi detenuti. Questo è l’indirizzo: Str. Sant’Anna, 370, 41122 Modena MO
Se prima lo Stato ha torturato, ucciso barbaramente, se quel piombo è monito per tutti noi, se non ha avuto problemi a cremare i corpi per non far vedere i segni dell’assassinio, ora è compito nostro tutelare le vite di questi 5 uomini coraggiosi. Ognuno scelga i suoi modi, ma ora è importante far capire al DAP che queste persone non sono sole.
Casa circondariale Ascoli 20/11/2020 N°protocollo 18072
Alla procura generale della repubblica di Ancora
Oggetto: Richiesta e verifica su eventuali ipotesi di reato di cui all’art.28 della costituzione della repubblica italiana; art. 3 convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo L. 4 agosto 1955 n°848; art. 608 c.p; art. 575 c.p ; 593 c.p ( tortura; abuso di autorità contro detenuti o arrestati; omicidio; omissione di soccorso). Perpetrati presso la casa circondariale di Modena e presso la casa circondariale di Ascoli Piceno; falso in atti. In capo alla direzione della casa circondariale di Modena e della casa circondariale di Ascoli Piceno per “culpa in vigilando” e “culpa negligendo” ed al comandante ed al corpo della polizia penitenziaria della casa circondariale di Modena, Ascoli Piceno, Bologna, Reggio Emilia. Richiesta di essere ascoltati da codesta procura per rilasciare deposizioni collettive, individuali, specifiche e dettagliati sui fatti occorsi c/o la casa circondariale di Modena in data 08/03/2020 e c/o la casa circondariale di Ascoli Piceno in data 09/03/2020 e nei giorni successivi al nostro arrivo.
I richiedenti udienza come persone informate dei fatti:
1) Cipriani Claudio, nato a Palmanova (UD) il 22/07/1999, difeso dagli avvocati Monica Miserocchi del Foro di Ravenna e l’avvocato Domenico Pennacchio del Foro di Napoli. Attualmente c/o la casa C.C di Ascoli Piceno.
2)Bianco Ferruccio, nato a Napoli (NA) il 07/01/1988, difeso dall’avvocato di fiducia Domenico Pennacchio del Foro di Napoli. Attualmente c/o la C.C di Ascoli Piceno.
3) Palloni Mattia, nato a Firenze (FI) il 13/09/1995, difeso dall’avvocato di fiducia Donata Malmusi del Foro di Bologna. Attualmente c/o la C.C di Ascoli Piceno.
4) D’Angelo Francesco, nato a Durazzano (BN) il 04/03/1967, difeso dall’avvocato di fiducia Alberico Villani del Foro di Avellino. Attualmente c/o la C.C di Ascoli Piceno.
5) Belmonte Cavazza, nato a Pergine Valsugana (TN) il 22/02/1960, difeso dall’avvocato di fiducia Giovanni Biagi del Foro di Lucca. Attualmente c/o la C.C di Ascoli Piceno.
Premesso:
a) che Cipriani Claudio, Bianco Ferrucci, Palloni Mattia, D’Angelo Francesco, Belmonte Cavazza in data 09/03/2020 venivano tradotti c/o la C.C di Ascoli Piceno a seguito della rivolta scoppiata c/o la C.C di Modena
b) che tutti gli scriventi dichiarano di essersi trovati coinvolti seppure in maniera passiva nella rivolta scoppiata in data 08/03/2020 c/o l’Istituto Penitenziario di Modena. A tale proposito gli scriventi dichiarano di aver assistito ai metodi coercitivi e ad intervento messo in atto da parte degli agenti della polizia penitenziaria di Modena e successivamente di Bologna e Reggio Emilia intervenuti come supporto.
Ossia l’aver sparato ripetutamente con le armi in dotazione anche ad altezza uomo. L’aver caricato,detenuti in palese stato di alterazione psicofisica dovuta ad un presumibile abuso di farmaci, a colpi di manganellate al volto e al corpo, morti successivamente a causa delle lesioni e dei traumi subiti, ma le cui morti sono state attribuite dai mezzi di informazione all’abuso di metadone. Noi stessi siamo stati picchiati selvaggiamente e ripetutamente dopo esserci consegnati spontaneamente agli agenti, dopo essere stati ammanettati e private delle scarpe, senza e sottolineiamo senza, aver posto resistenza alcuna. Siamo stati oggetto di minacce, sputi, insulti e manganellate, un vero pestaggio di massa
c) che, dopo esserci consegnati, esserci fatti ammanettare, essere stati privati delle scarpe ed essere stati picchiati, fummo fatti salire, contrariamente a quanto scritto in seguito dagli agenti, senza aver posto resistenza sui mezzi della polizia penitenziaria usando i manganelli. Picchiati durante il viaggio fummo condotti c/o alla C.C di Ascoli Piceno. Al nostro arrivo molti di noi furono spostati dai mezzi provenienti da Modena nei mezzi parcheggiati in uso alla penitenziaria di Ascoli Piceno. Uno alla volta e quasi tutti senza scarpe fummo accompagnati prima in una stanza ove venimmo perquisiti e successivamente alla classica visita medica ,dove a molti di noi non fu neanche chiesto di togliersi gli indumenti per constatare se avessimo lesioni corporee. Alcuni di noi furono picchiati dagli agenti di Bologna anche all’interno dell’Istituto di Ascoli Piceno, nello specifico nei furgoni della polizia penitenziaria alla presenza degli agenti locali.
d) Che, la mattina seguente al nostro arrivo e nei giorni seguenti molti di noi furono picchiati con calci, pugni e manganellate, all’interno delle celle all’opera di un vero e proprio commando di agenti della penitenziaria. Ricordiamo a codesta Ecc.ma Procura che l’art 28 della costituzione della repubblica italiana cita: “ I funzionari e i dipendenti dello stato […] sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali […] degli atti compiuti in violazione dei diritti […]. L’art 3 della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo sancisce che il “divieto della tortura” ove “nessuno” può essere sottoposto a torture né a pene o trattamenti inumani o degradanti, si veda anche l’art. 608 C.P. sull’abuso di autorità contro arrestati o detenuti oltre a voler dipanare i fatti occorsi a Modena, poiché molti, noi compresi, siamo stati oggetto di sanzioni disciplinari infondate e immotivate, ove non è stata fornita prova alcuna né a mezzo di supporti di videosorveglianza, filmati, nè in altro modo volevamo per una questione di giusta giustizia in rispetto ai morti della rivolta far luce sulle dinamiche a nostro dire onubilate. Nello specifico vorremmo essere ascoltati per la morte del detenuto Piscitelli Cuono Salvatore deceduto in data 09-03-2020 verso le 10:30 ℅ la C.C. di Ascoli Piceno come espletato al capo sub e).
e) Che, il detenuto Piscitelli Salvatore, già brutalmente picchiato ℅ la C.C di Modena e durante la traduzione, arrivò ℅ la C.C di Ascoli Piceno in evidente stato di alterazione da farmaci tanto da non riuscire a camminare e da dover essere sorretto da altri detenuti. Una volta giunto alla sezione posta al 2° piano lato sx gli fu fatto il letto dal detenuto D’angelo Francesco poichè era visibile a chiunque la sua condizione di overdose da farmaci. Appoggiato sul letto della cella n°52 gli fu messo come cellante il detenuto Mattia Palloni. Tutti ci chiedemmo come mai il dirigente sanitario o il medico che ci aveva visitato all’ingresso non ne avesse disposto l’immediato ricovero in ospedale. Tutt facemmo presente al commissario in sezione e agli agenti che il ragazzo non stava bene e necessitava di cure immediate. Non vi fu risposta alcuna. La mattina seguente in data 09-03-
2020 fu fatto nuovamente presente sia da parte di Cipriani Claudio che Piscitelli non stava bene, emetteva dei versi lancinanti e doveva essere visitato nuovamente ma nulla fu fatto. Verso le 09:00 del mattino furono nuovamente sollecitati gli agenti affinché chiamassero un medico, qualcuno sentì un agente dire “ fatelo morire “, verso le 10:00 – 10:20 dopo molteplici solleciti furono avvisati gli agenti che Piscitelli Salvatore era nel letto freddo, Piscitelli era morto. Il suo cellante fu fatto uscire dalla cella e ubicato nella cella n°49 insieme al D’angelo. Piscitelli fu sdraiato sul pavimento, giunta l’infermiera la stessa voleva provare a fare un’iniezione al Piscitelli ma fu fermata dal commissario che gli fece notare che il ragazzo era ormai morto. Messo in un lenzuolo fu successivamente portato via. Successivamente abbiamo notato che molti agenti, il garante stesso dei detenuti asserivano che il Piscittelli fosse morto in ospedale, se questo dovesse essere vero confermerebbe, cosa assai grave, la presenza di atti e dichiarazioni mendaci costituenti falsi. In merito a quanto citato nel capo sub e), chiediamo di verificare l’eventuale ipotesi degli articoli citati in oggetto. Altri rapporti disciplinari sono stati fatti rilasciando deposizioni mendaci come il rapporto ai danni del detenuto Bianco accusato di essersi rivolto ad un’infermiera usando termini non consoni. A nulla sono servite le sue spiegazioni volte a dimostrarne il contrario.
Si è parlato molto della rivolta di Modena ma nessuno si è interrogato su cosa fosse realmente accaduto. È inopinabile che vi siano stati dei disordini ma nessuno di noi è stato interrogato o sentito come persona informata sui fatti, partecipe o altro, tutto si è basato sulle sole dichiarazioni delle direzioni che nulla hanno fatto per fare vera chiarezza. Le nostre dichiarazioni non sono state raccolte sminuendo di fatto la nostra persona. Il sistema carcere è in evidente stato di crisi vivendo condizioni di sovraffollamento e degrado in maniera tacita e accondiscendente tende a sminuire e tollerare atteggiamenti violenti e repressivi ad opera di chi indossando una divisa dovrebbe rappresentare lo stato. È chiaro che si tratta di una minoranza, non vi sarà mai una riformabilità efficace. Le direzioni a nostro parere sono responsabili dell’accaduto non potendo non sapere.
Chiediamo a codesta Ecc.ma Procura di verificare in maniera alacre quanto citato ai capi sub a), b), c), d), e). Eventualmente di avallare le nostre richieste di trasferimento e di ascoltarci in modo collettivo o individuale.
I nostri avvocati, elencati, sono al corrente di quanto esposto e ne hanno copia, disponibili ad eventuali confronti.
Porgiamo deferenti ossequi
Ascoli Piceno 20-11-2020
con osservanza
Cipriani Claudio
Bianco Ferruccio
Mattia Palloni
D’angelo Francesco
Belmonte Cavazza