A Genova, dopo il presidio di sabato scorso che ha visto decine di compagne e compagni in solidarietà con i circa 300 anarchici ed anarchiche – a processo in questo periodo con varie gravissime accuse – ed alla compagna anarchica genovese minacciata di sorveglianza speciale, si sono svolte, sempre in questa città, le udienze del processo a Beppe, accusato di aver posizionato un contenitore di liquido infiammabile davanti ad un postamat e l’udienza per la sorveglianza speciale.
In aula hanno testimoniato i testimoni dell’accusa per Beppe che nulla hanno aggiunto alle inconsistenti prove, confermando quindi la bontà della linea difensiva che, per altro, si conferma da sè visto che il liquido non avrebbe nemmeno potuto infiammarsi con l’innesco scollegato.
L’orribile accrocchio di pc e cavi per l’udienza in video non ha funzionato quasi per nulla, e ci fa piacere che il presidente della corte si sia fatto l’udienza in piedi per far sedere al suo posto i testimoni. Ma non ci fanno piacere le difficoltà che hanno avuto Beppe e l’avvocato, tanto che è stato chiesto ed ottenuto che il compagno sia presente in aula il 15 dicembre quando ci sarà la prossima udienza con il teste della difesa ed, eventualmente, a tutte le udienze di questo processo. In barba al blocco delle traduzioni dei carcerati. Che facciano i tamponi agli sbirri visto che purtroppo esistono – e che stanno contagiando i detenuti – e che permettano alle persone di dire la loro nei tribunali già che non possono sentire in aula la solidarietà di parenti, amici e compagni oltre che avere i colloqui bloccati (e quindi i pacchi con il cibo).
Il giorno successivo si è svolta l’udienza per la sorveglianza speciale rinviata di due mesi per permettere all’avvocato di preparare la difesa.
Solidarietà a tutti coloro che sono colpiti dalla repressione.
Il nostro amore per la libertà è più forte di ogni autorità