solidarietà a Beppe arrestato nell’operazione prometeo

I carabinieri del ROS hanno eseguito nella giornata di giovedì 17 dicembre un’ordinanza di custodia cautelare al compagno anarchico Giuseppe Bruna, già rinchiuso nel carcere di Pavia in seguito all’“Operazione Prometeo”, nella quale veniva accusato dell’invio di plichi esplosivi a due magistrati torinesi impegnati nella lotta agli anarchici e al Direttore del DAP impegnato nelle sue attività di carceriere.

Nell’ordinanza più recente gli vengono mosse accuse relative al posizionamento di un ordigno nei pressi di un postamat nella città di Genova, in un periodo in cui le poste italiane subivano numerosi attacchi in tutta la penisola causa la loro collaborazione alle espulsioni degli immigrati attraverso la compagnia aerea Mistral Air.
Entrambe le operazioni sono emesse dalla procura di Torino su richiesta dell’antiterrorismo.
Significativo il tempismo in cui arriva l’ordinanza, proprio dopo la prima scarcerazione di un imputato dell’Operazione Prometeo, indagine peraltro ancora aperta, e la modalità ormai nota del ricorso all’elemento scientifico come prova, ovvero il DNA, che da fattore indiziario diventa nell’odierna legislatura un elemento che garantisce l’impossibilità di scarcerazione in vista della discussione processuale.
I ROS parlano di “una parte del movimento anarchico che da un po di tempo ha assunto atteggiamenti più violenti e diretti nei confronti del sistema”.
Seppur non ci possa che rallegrare questa supposta realtà, riconosciamo certo il suo intento infimo. La logica della differenziazione risulta certo una buona formula per gli apparati: se da una parte rimane una semplice storiella ad uso e consumo di un pubblico definito per il 70% “analfabeta funzionale” dall’altra permette di criminalizzare fasce ristrette, ma sicure. Nel senso: colpiamo nel mucchio ma circoscrivendo qualcuno con particolari attributi di pericolosità e radicalità riusciremo ad ottenere qualcosa.
Questa logica repressiva giunge dopo decenni di processi arrivati al termine senza prove ed inconsistenti impianti accusatori, trascorsi i quali la giustizia borghese ha dimostrato di aver cambiato rotta. L’attuazione ed il ricorso alle leggi fasciste preventive ( come le misure di sorveglianza speciale ecc. , messe a corollario di accuse anche per reati minori come nel recente caso di La Spezia che ha coinvolto numerosi compagni/e) e l’utilizzo di accuse pesanti come “strage” che non hanno consequenzialità realistica. Peraltro pratica assunta dallo Stato e dai suoi Servizi come ricordano i recenti anniversari di Piazza Fontana.
Ma si sa: lo Stato non processa se stesso e nemmeno il Capitale, e schiaccia ogni forma di ribellione all’imposizione del suo ordine. A livello repressivo lo Stato non lascia in dietro nulla, nella sua logica di vendetta, una volta inquadrato il suo nemico (peraltro dichiarato nel caso degli anarchici) cerca di colpirlo con ogni mezzo necessario, senza eccezionalità, come la storia anche recente ci dimostra. Così se serve i migranti vanno fatti morire in mare, se serve vengono rinchiusi nei lager, se serve si imprigionano, si torturano, si uccidono i dissidenti.
Noi vogliamo ribaltare questo sistema di dominio e tutte le sue logiche. Facciamo nostre tutte le pratiche di libertà che hanno agito, agiscono e agiranno nella conflittualità contro lo Stato ed il Capitale.
Inviamo la nostra solidarietà a Beppe  ed anche a Robert e Natasha ed ai compagni anarchici detenuti attualmente nelle prigioni dello Stato.
BEPPE LIBERO!!
LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE!!

Pubblicato da grimaldello

dall'aprile 2006, nel cuore del centro storico di genova LA NOSTRA POSIZIONE E' QUELLA DI COMBATTENTI TRA DUE MONDI: UNO CHE NON RICONOSCIAMO, L'ALTRO CHE NON ESISTE ANCORA. OCCORRE FAR PRECIPITARE IL LORO SCONTRO, AFFRETTARE LA FINE DI UN MONDO, CONTRIBUIRE ALLA CRISI IN CUI RICONOSCERE I NOSTRI AMICI. "IL GRIMALDELLO" E' PENSATO PER QUESTO, UNO SPAZIO DOVE PROVARE A SCARDINARE LA PASSIVITA' E L'ALIENAZIONE A CUI IL CAPITALISMO CI COSTRINGE NEL QUOTIDIANO.