SULL’ENNESIMA STRAGE IN NOME DELL’INTERESSE DI STATO E DEL DIO DENARO
Dopo l’immediato shock e lutto, perdura la rabbia di fronte all’ennesima strage che si poteva evitare e imputabile alla logica capitalista del profitto e degli interessi di Stato, che già prova a riaffermarsi nella dialettica della ripartenza economica, della ripresa.
Come altre volte, dal Vajont a Sarno, dalle alluvioni ai disastri ferroviari, le aride dichiarazioni dei politici di turno ci restituiscono la fastidiosa sensazione che crolli, sfollati e morti debbano essere considerati null’altro che sfortunate disgrazie, gli inevitabili effetti collaterali di un progresso che è, in realtà, la maschera sotto cui si nasconde la solita, avida, cinica corsa al profitto.
In nome del dio denaro e in spregio alla natura e agli esseri umani si spianano montagne, si innalzano immani ponti stradali e ferroviari, con (s)criteri che possono prevedere anche, come nel caso di ponte Morandi, di appoggiare i piloni alle case, senza alcun rispetto per la vita di chi vi abita.
La vita delle persone, infatti, non ha alcun valore di fronte agli enormi ricavi garantiti dalle Grandi Opere che, ciclicamente, i padroni si propongono di realizzare seguendo una invariabile logica ed un’unica regola, quella del Grandissimo Guadagno: così, se ieri i media celebravano il fasto e i trionfi del cemento armato e dell’industria pesante, mentre la repressione si accaniva contro gli oppositori, oggi gli stessi media celebrano i vantaggi e la sicurezza delle attuali costosissime e devastanti grandi opere, utili per la logistica del commercio, inutili e dannose per gli individui (fermati, anzi, alle frontiere) e per l’ambiente, quali il T.A.V., il T.A.P. o il progetto del gasdotto Snam (che si propone di radere al suolo 700 km di Appennino), mentre la stessa repressione colpisce processando e condannando inesorabilmente gli antagonisti.
La tragedia di ponte Morandi non è un fatto isolato da considerarsi separatamente da altre tragedie che hanno colpito innocenti a caso, in Italia e nel Mondo, alla stazione di Viareggio (2009) come nei capannoni della Ali Enterprises a Karachi (2012), in Pakistan: sfogare la frustrazione puntando il dito su questo o quell’immondo personaggio è il modo più sicuro per fornire un alibi ai veri responsabili di questi disastri, i potentati politici ed economici i quali, al di là dei fantocci eletti al momento, sono i reali governatori che dominano la società e determinano la sorte dei governati: perché gli immondi personaggi, indifferenti alle persone, irrispettosi dell’ambiente, ma ipersensibili al fascino del denaro, di volta in volta individuati come diretti responsabili, non sono mele marce che agiscono al di fuori dalle regole, ma un costante, invariabile prodotto del sistema, ad esso funzionale.
A chi non è apparso evidente che la preoccupazione dei vari fantocci istituzionali locali e nazionali che si sono succeduti sui palchi mediatici del “giorno dopo” la tragedia nei selfies propagandistici fosse rivolta esclusivamente al business, a rassicurare l’industria mercantile e quella del turismo che lo show sarebbe andato avanti? Chi ha udito da loro parole di sincero dolore e commozione, al di là degli atti formali imposti dalla convenienza?
Hanno parlato, parlano, sanno parlare esclusivamente di soldi.
Sono ossessionati dal profitto e ad esso sono disposti a sacrificare tutto, a cominciare dalla dignità, dalla libertà, dall’etica delle persone, che, essendo valori non monetizzabili, per lorsignori, appunto, non hanno valore alcuno. Lo dimostrano l’arroganza e la pervicacia con cui promuovono leggi e leggine liberticide, razziste e classiste, tese a colpire le categorie sociali ritenute economicamente meno sfruttabili, quando non addirittura improduttive e dannose: per timore di perdere qualche turista si impegnano a perseguitare questuanti e senzatetto, “bighelloni” e oziosi, affamati e bevitori “fuori controllo”, affibbiando multe e DASPO urbani a destra e a manca; per attirarlo si inventano cazzate incredibili e costose, come il famigerato scivolo antiscivolante di via XX settembre.
Dei veri problemi della gente, di sfruttamento e lavoro, di alloggi e caro-affitti, di caro-vita e caro-salute, a loro non importa nulla: chiedono comprensione e collaborazione, ad esempio per aiutarli a stanare i cosiddetti abusivi che occupano le case, per poi ammettere candidamente che l’ente preposto all’edilizia popolare (A.R.T.E.) ha disponibili decine di appartamenti che manleva dai bandi pubblici per destinarli a profitto privato.
Ci chiedono di fidarci mentre, promettendoci le meraviglie del progresso e della velocità, devastano senza scrupoli territori sconfinati e bellissimi, preparando il terreno alla prossima, imprevedibile catastrofe.
Dove, di nuovo, li ritroveremo con le loro lacrime di coccodrillo, a rassicurarci sulla ripartenza economica, sulla ripresa, sull’eccellenza delle ultime tecnologie. E a proporci una nuova “sicura” grande opera.
Solidali con le vittime dell’ennesima strage di Stato
A fianco di chi lotta contro la devastazione dei territori e il saccheggio dell’umanità
FRONTEDEGRADO via della Maddalena 81, IL GRIMALDELLO