12/12/2017 – Piazza fontana Strage di Stato (volantino)

Oggi 12 dicembre ricordiamo l’anniversario della strage di stato

di piazza Fontana che 48 anni fa vide 17 morti e 80 feriti, inaugurando la stagione delle bombe contro le lotte sociali. Ma nuove stragi dello stato italiano contro le donne e gli uomini che cercano di fuggire dall’inferno libico sono all’ordine del giorno perché, ieri come oggi, la strategia della tensione messa in atto da stato e capitale ha la stessa funzione: mantenere saldo il controllo sociale intensificando sfruttamento e repressione. Di nuovo arruolando manovalanza neofascista, oggi in chiave specificamente razzista.

Ciò che accade al largo delle coste e all’interno del territorio libico è davvero rappresentativo dei tempi ignobili in cui viviamo.

Con lo spudorato pretesto della “lotta ai trafficanti di uomini”, lo stato italiano sta lautamente finanziando signori della guerra, guardie e milizie (quello che si definisce maldestramente “governo libico”) per il controllo e l’internamento di massa dei poveri in fuga. Pattugliamenti e respingimenti sulle coste del Mediterraneo, detenzione nei campi di concentramento libici di circa seicentomila persone, costruzione di un muro nel deserto lungo il confine con il Niger, il Ciad e il Mali. Le stesse milizie che si sono arricchite per mesi con i viaggi della disperazione, ora sono pagate per impedirli. Sono le stesse milizie a cui l’ENI delega la difesa armata dei propri pozzi.

Nei trentaquattro campi di concentramento si praticano quotidianamente torture, violenze, stupri. L’importante è che la merce umana non richiesta non venga a turbare i sogni di ordine e sicurezza in Italia e in Europa. Il resto non è affar nostro, giusto? D’altronde, con la Turchia di Erdogan non si sono stipulati gli stessi accordi?

La “ricostruzione” che i democratici annunciano ora in Libia in cambio dei muri anti-immigrati, è la continuazione di ciò che le loro bombe hanno cominciato. Le varie signorie libiche usano l’arma dei migranti da lasciar partire per contendersi i soldi e la legittimazione internazionali. Ciò che ogni potenza riconosce come “governo” è solo la banda di assassini più spietata e più affidabile.

Così come la partecipazione alla guerra è stata spinta all’epoca dal sinistro Napolitano, è uno sbirro del partito democratico come Minniti a pavoneggiarsi oggi di aver ridotti gli sbarchi. L’ENI intanto ha aperto altri nove giacimenti petroliferi nei circa trentamila chilometri quadrati di territorio libico su cui governa.

Altre aziende italiane sono pronte, con armi e bagagli.

Si militarizzano le città in nome del cosiddetto “antiterrorismo”, poi si pagano le milizie jihadiste libiche per i propri interessi. Si ciancia di “diritti democratici”, ma l’unico “diritto” che hanno milioni di poveri è quello di crepare. Non si scomoda più la nozione di “razze inferiori”, ma il risultato è lo stesso.

Mentre tanti nostri simili sprofondano nel terrore, attaccare i signori dello sfruttamento e della guerra è il solo modo per non sprofondare nella più disumana indifferenza.

Non sono stati indifferenti coloro che si sono recati al valico del Brennero il 7 maggio contro la chiusura dei confini da parte dell’Austria dando vita ad una giornata di lotta che ha determinato un centinaio di pesanti denunce, arresti e mazzate, nel tentativo di fermare la costruzione di barriere anti-migranti in nome del più becero nazionalismo.

Solidarietà ai migranti e ai compagni sotto processo.

Pubblicato da grimaldello

dall'aprile 2006, nel cuore del centro storico di genova LA NOSTRA POSIZIONE E' QUELLA DI COMBATTENTI TRA DUE MONDI: UNO CHE NON RICONOSCIAMO, L'ALTRO CHE NON ESISTE ANCORA. OCCORRE FAR PRECIPITARE IL LORO SCONTRO, AFFRETTARE LA FINE DI UN MONDO, CONTRIBUIRE ALLA CRISI IN CUI RICONOSCERE I NOSTRI AMICI. "IL GRIMALDELLO" E' PENSATO PER QUESTO, UNO SPAZIO DOVE PROVARE A SCARDINARE LA PASSIVITA' E L'ALIENAZIONE A CUI IL CAPITALISMO CI COSTRINGE NEL QUOTIDIANO.