Il 20 aprile è stata notificata una nuova richiesta di sorveglianza speciale ad una compagna genovese, a distanza di soli tre mesi dall’applicazione di quella richiesta precedentemente per un’altra compagna. L’impianto accusatorio è ben chiaro: il Pm Federico Manotti, seguendo le linee guida della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, orchestra anche a Genova la “solita” indagine sulla falsariga di altre sul territorio nazionale, cercando di sfruttare la
suggestione di un presunto reato associativo già più volte rigettato dallo stesso tribunale per la sua palese inconsistenza. Di fronte all’evidenza di non avere nulla in mano per incriminare gli anarchici, lo stalker non molla e cerca strategie trasversali per colpirli; la misura cautelare della sorveglianza speciale risulta funzionale a questa linea repressiva come risulta evidente dal sempre maggiore ricorso al suo utilizzo in questo ultimo periodo in tutta la
penisola.
In questo senso è evidente come questa misura di prevenzione si inserisca nel compromesso tra apparato esecutivo e potere giudiziario: non esigendo le modalità e le tempistiche di un vero processo, trova molto spesso una più facile applicazione. Lo stato tenta di reprimere e isolare chi solidarizza con pratiche ed azioni che cercano di spezzare il sistema mortifero che attanaglia l’esistente senza lasciare spazio a prese di distanza e delazioni.
Con l’auspicio che tutte queste cartacce si tramutino nella cenere di qualunque forma di autorità.
Solidarietà alla compagna genovese sotto richiesta di sorveglianza speciale e a tutti quelli che si vedono privati della propria libertà.
L’udienza si terrà mercoledi 16 giugno alle 10:30 presso il Tribunale di Genova
Anarchiche e Anarchici