Rassegna stampa sulla strage nel carcere di Modena

RACCOLTA NOTIZIE E CRONISTORIA INCHIESTE CARCERI
– 14 persone morte durante la rivolta
– Lo Stato delle inchieste ufficiali: cronologia
– Familiari, legali, associazioni
– Testimonianze anonime di detenuti pubblicate sulla strage di Modena
– Stato delle inchieste sui rivoltosi di marzo
– Inchieste del 2020 per torture sui detenuti

14 PERSONE MORTE DURANTE LA RIVOLTA*

Durante le rivolte di marzo nelle carceri sono morti: Marco Boattini, Salvatore Cuono Piscitelli, Slim Agrebi, Artur Iuzu, Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Ante Culic, Carlo Samir Perez Alvarez, Haitem Kedri, Ghazi Hadidi, Abdellah Rouan
Nelle celle del carcere di Modena sono morti in 5: Hafedh Chouchane, Lofti Ben Masmia, Ali Bakili, Erial Ahmadi, Slim Agrebi.
Nel carcere di Bologna è morto Haitem Kedri.
In quello di Rieti sono morti in 3: Marco Boattini, Ante Culic e Carlo Samir Perez Alvarez.
Dopo o durante il trasferimento da Modena sono morti altri 4 detenuti: ad Alessandria Abdellah Rouan, a Verona (in transito verso Trento) Ghazi Hadidi, a Parma Arthur Isuzu, a Ascoli Piceno Sasà Piscitelli.*Benchè i nomi noti e sopra riportati delle persone morte nelle rivolte siano 13, si è spesso parlato di 14 morti. Vale la pena di chiarire un attimo questo dato che ricorre spesso in modo diverso.
Tra il 9 e l’11 marzo escono le prime notizie. Il 9 marzo, Repubblica parla di 9 detenuti del carcere di Modena morti, di cui 5 nel carcere medesimo e gli altri 4 in seguito al trasferimento a Parma, Alessandria, Ascoli e Verona (diretto a Trento). Fino alla mattina del 9 marzo, i detenuti morti nel carcere di Modena a detta dell’Amministrazione penitenziaria risultano 3 (https://www.modenatoday.it/video/rivolta-carcere-sant-anna-sei-morti.html ); i cadaveri delle altre due persone sarebbero state trovate successivamente nel corso della giornata, nel “nuovo Padiglione”.
A Rieti, dalla stampa si viene a sapere il 10 marzo che 3 detenuti sono stati trovati morti in carcere in occasione della rivolta. Il giorno seguente, si ha notizia dai giornali che un quarto detenuto è morto successivamente in ospedale. I detenuti morti a Rieti in occasione delle rivolte quindi in realtà sarebbero 4. Non è noto il suo nome. Sin dalla prima notizia delle morti, queste sono ricondotte a overdose di farmaci e metadone. Nel corso dei mesi successivi, si continuerà a parlare 3 detenuti morti e non di 4, benchè la notizia della quarta persona morta in ospedale non sia mai stata smentita. (https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/03/11/news/rivolta_nel_carcere_di_rieti_quarto_detenuto_morto_in_ospedale-250931724/ ).
A Bologna, il 12 marzo Il Resto del Carlino e Il Giornale parlano inizialmente di due detenuti della Dozza morti durante le rivolte: due ragazzi maghrebini di 29 e 35 anni. La notizia sarà poi smentita il giorno successivo, quando sarà invece confermata la morte di una sola persona (Haitem Kedri, 29 anni).
Il numero noto delle persone morte in mano allo Stato durante le rivolte è di 14 persone, contando anche la quarta di Rieti morta in ospedale, di cui non è noto il nome.

LO STATO DELLE INCHIESTE UFFICIALI: CRONOLOGIA

Il 9 marzo stesso i giornali riportano che la Procura di Modena ha aperto subito due fascicoli di inchiesta: uno, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, tentata evasione e violenza privata. L’altro, per omicidio colposo per i primi tre decessi. Il giorno stesso, dopo il rinvenimento dei primi 3 cadaveri, l’amministrazione penitenziaria e in particolare il Sappe affermano da subito che sui primi 3 morti a Modena non vi sono segni di lesioni, che due decessi sono riconducibili all’uso di stupefacenti, mentre il terzo detenuto è stato rinvenuto in stato cianotico di cui non si conoscono le cause (https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/03/09/news/modena_sei_morti_nella_rivolta_in_carcere-250719903/ ). Il 10 marzo, il Resto del Carlino afferma che il giorno precedente le 3 salme sono state rimosse dal carcere di Modena, si vede il video dei 3 feretri che escono dal carcere (https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/carcere-1.5061720). Il ritrovamento di altri due cadaveri sarà annunciato dalla stampa, senza ulteriori precisazioni.
https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/rivolta-nelle-carceri-tre-morti-a-modena-due-agenti-sequestrati-a-pavia-4c55bb1b-c653-4f01-bb22-e7aeb302999f.html
Nel secondo video di questo articolo, al minuto 1:40, si vede distintamente un agente sparare dentro il carcere (https://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2020/03/09/news/fobia-virus-violenta-rivolta-in-carcere-agenti-sequestrati-tre-detenuti-morti-1.38569877 ). Si sentono degli spari (vedi qui https://video.repubblica.it/edizione/bologna/coronavirus-rivolta-nel-carcere-di-modena/355359/355924 ), uditi anche dai solidali e parenti radunatisi fuori, anche se le testate giornalistiche che ne fanno menzione parlano tuttalpiù di “spari in aria”.
L’Ausl di Modena intanto conferma che il venerdì prima della rivolta un detenuto sospetto positivo era stato isolato e così i detenuti con cui aveva avuto contatti. La sua positività sarà confermata soltanto la domenica.
Il 14 marzo viene annunciato che si sono concluse le autopsie per i 5 morti nel carcere modenese, non risultano lesioni, è confermata per tutti e 5 l’overdose di farmaci. Le autopsie sono effettuate dall’Istituto di medicina legale di Modena, sotto la direzione di Enrico Silingardi.
Aprile 2020: il Ministero della Giustizia e il DAP ancora tacciono del tutto sulle morti. I nomi delle persone decedute sono resi pubblici attraverso una lista redatta dalle associazioni Antigone, Carmilla (emergenzacarcere) e Ristretti Orizzonti, poi divulgati da due giornalisti, Luigi Ferrarella, del Corriere della Sera, e di Lorenza Pleuteri (giustiziami.it). Il Procuratore aggiunto di Modena – Di Giorgio – afferma che dai primi sospetti ed esami autoptici sembra confermata la morte per overdose e che non emergono segni di violenza, ma che al primo esame autoptico effettuato sui cadaveri deve ora seguire quello più lungo, cioè il tossicologico, per il quale sono stati fatti dei prelievi. Proseguono le indagini per omicidio colposo plurimo contro ignoti condotta (inizialmente) dal Pm Monica Bombana.
Le autopsie per gli altri 4 detenuti morti durante i trasferimenti invece devono ancora essere svolte (https://necrologie.gazzettadimodena.gelocal.it/news/103207 ).
Maggio: L’inchiesta sulle morti per omicidio plurimo colposo a carico di ignoti è quindi divisa in due filoni: uno quello dei cinque detenuti che furono trovati morti all’interno del Sant’Anna durante i controlli, appena sedata la rivolta (alcuni corpi erano in celle aperte); l’altro, quello relativo ai quattro detenuti morti durante il trasporto e arrivati (vivi o morti non si sa) a destinazione negli istituti carcerari assegnati sul momento: Alessandria, Parma, Ascoli, Verona (anche se la destinazione era Trento).
Nel primo caso, come detto, i cinque morti di Sant’Anna sono tutti trattati dalla Procura di Modena. Per loro è già stata fata l’autopsia all’Istituto di Medicina legale di Modena; per i quattro morti in viaggio invece non è ancora chiaro se si indagherà caso per caso oppure, come pare probabile, se verranno poi assegnati sempre a Modena, una volta che venga stabilito che al Sant’Anna avevano ingerito le sostanze risultate letali ore dopo.
Infine, si indaga anche sui 18 feriti complessivi della rivolta. In parte sono agenti della polizia penitenziaria in servizio a Sant’Anna; altri sono detenuti. Le informazioni ufficiali mancano del tutto.
Il Garante regionale dei detenuti Marighelli afferma di non avere ancora notizie sulle autopsie, né sullo stato dei procedimenti della Magistratura.
giugno: Il 26 giugno, il Garante nazionale afferma che seguirà le indagini attraverso la nomina di un proprio difensore (Gianpaolo Ronsisvalle, responsabile dell’area carcere e camera penale di Modena) e di un consulente medico legale per le analisi degli esami autoptici (Cristina Cattaneo, ordinario di Medicina Legale all’Universita’ degli Studi di Milano e direttore del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense della stessa Universita’). Da Rieti tutto tace, si viene solo a sapere che la procura avrebbe incaricato delle autopsie dei consulenti tecnici di Roma.
A Varese si tiene l’ultimo funerale di una delle persone morte nelle rivolte.
I familiari di due vittime, informati in ritardo, attraverso i due legali Simonetta Galantucci e Luca Sebastiani hanno nominato rispettivamente un loro medico legale di fiducia (Italo Rochira, nella capitale) e un tossicologo che di solito lavora per le Procure (Elia del Borrello, a Bologna).
Una madre ha presentato denuncia contro la casa di reclusione in cui il figlio è morto, la penitenziaria, il Ministero di giustizia e la direzione sanitaria.
Il procuratore capo Giovagnoli rende noto che due sopravvissuti di Modena hanno depositato due esposti, per pestaggi e abusi successivi alle rivolte, uno in qualità di vittima, l’altro di testimone (http://www.ristretti.it/commenti/2020/giugno/pdf2/appello_morti.pdf )
Su Piscitelli, da un articolo di Lorenza Pleuteri: […]«Il decesso – precisa il garante dei detenuti delle Marche, Andrea Nobili – è stato constatato prima dell’ingresso in istituto, all’esterno».Pare che sia stata fatta l’autopsia, solo con il consulente indicato dalla procura, senza nessuno a rappresentare i familiari. […] La salma, stando a voci ufficiose, è stata cremata. Qualcuno ha detto che si è trattato di una scelta obbligata provocata dalla situazione creata dalla pandemia, ma per altri detenuti (voce da verificare) si sarebbe provveduto alla sepoltura.
Luglio: la pm Manuela Cavallo ha chiesto l’archiviazione per il decesso di Haitem Kedri nel carcere di Bologna, dopo aver aperto un fascicolo contro ignoti per morte come conseguenza di altro reato. Era un detenuto 29enne, tunisino, trovato cadavere l’11 marzo 2020 nella sua cella del carcere di Bologna, secondo la Procura morto per overdose. L’autopsia e il tossicologico sono state svolte dal medico legale Guido Pelletti, in assenza di altre parti. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, alla luce delle informazioni date dal compagno di cella, dell’esito dell’autopsia e di quello di un sopralluogo nella camera, la ricostruzione più plausibile, secondo la Procura bolognese, è che il giovane abbia assunto volontariamente sostanze prelevate abusivamente dalla farmacia del carcere, saccheggiata durante la rivolta, e che la morte sia avvenuta, appunto, per una massiccia assunzione di farmaci e sostanze psicotrope. Sotto il materasso del detenuto sono state trovate un centinaio di pasticche e alcune siringhe. (Articolo completo qui: http://www.ristretti.org/index.php?view=article&id=92154:bologna-detenuto-morto-nella-rivolta-il-pm-chiede-unarchiviazione-che-lascia-domande&format=pdf )
Su questa archiviazione, il Garante nazionale dei diritti dei detenuti, ha per ora chiesto copia degli atti, ma senza comunicare se farà opposizione all’archiviazione.
Oltre a queste inchieste e agli esposti nominati, c’è infine il capitolo delle presunte violenze sui detenuti da parte degli agenti della polizia penitenziaria dopo che le rivolte erano cessate. Quindi violenze non per sedare la ribellione, ma per punire. L’associazione Antigone ha presentato quattro esposti ad altrettante Procure.
E anche il Garante dei detenuti di Milano, Francesco Maisto, ha inviato un’informativa alla Procura della Repubblica dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da parte di parenti dei reclusi del carcere di Opera.
Agosto: il procuratore vicario Giuseppe Di Giorgio ha confermato che sono stati depositati i risultati della perizia medico legale condotte da Silingardi a Modena:
“La causa esclusiva del decesso è collegabile all’abuso di stupefacenti, verosimilmente quelli sottratti dalla farmacia interna del carcere – spiega Di Giorgio, che poi sottolinea – Non sono stati riscontrati segni di violenza sui corpi”. La relazione conclusiva, svolta in forma garantita, è ora a disposizione delle parti coinvolte nell’inchiesta, che potranno presentare richieste di approfondimenti o integrazioni.
Sulla rivolta, la Procura e la Squadra Mobile, delegata all’indagine, è alle prese con una difficile ricostruzione di quanto avvenuto nelle celle, nei corridoi e negli spazi comuni del Sant’Anna in quell’interminabile pomeriggio. “La ricostruzione dei disordini è complessa – ha aggiunto il magistrato – soprattutto per la non semplice attribuzione delle responsabilità individuali. E’ ancora in corso ma è ormai a buon punto”.
L’agenzia di stampa AGI rende noto il contenuto di alcune lettere firmate dai compagni di carcere e di viaggio di Piscitelli, morto dopo il suo trasporto al carcere di Ascoli, i quali hanno denunciato presunti pestaggi commessi dalle forze dell’ordine, ma soprattutto la presunta assenza di assistenza medica nei confronti dell’uomo che presentava già i primi sintomi dell’intossicazione che gli sarebbe costata la vita. È stato depositato l’esito dell’autopsia, ma non è ancora reso noto.
Intanto, il 30 luglio Bonafede firma il decreto che affida poteri sempre più autonomi ai GOM nella gestione del 41-bis.
https://www.ildubbio.news/2020/08/04/al-reparto-speciale-gom-la-gestione-totale-del-41-bis/
Settembre: oltre alle inchieste sui cinque detenuti trovati morti all’interno di Sant’Anna, ora i pm modenesi Francesca Graziano e Lucia De Santis indagano anche sui quattro detenuti morti durante o dopo il trasporto in altri istituti. In realtà ora sono otto i fascicoli a Modena: manca solo quello di Hadid Ghazi, 30 anni, tunisino, il detenuto morto all’ospedale di Verona il 10 marzo durante il trasferimento al carcere di Trento, ma pare si tratti solo di un problema formale che avrà soluzione nei prossimi giorni.
Il procuratore Giuseppe Di Giorgio ha infatti ricevuto i fascicoli nei giorni scorsi dalle procure di Parma (dove il 10 marzo è morto il moldavo Arthur Isuzu, 30 annni), di Alessandria (per la morte di Abdellah Rouan, 34 anni, marocchino) e soprattutto di Ascoli per il decesso di Salvatore Sasà Piscitelli, 40 anni, il detenuto al centro del caso più drammatico.
Il 9 settembre, è presentata un’interrogazione parlamentare al Ministro Bonafede a nome dei senatori PD Mirabelli, Cirinnà, Iori e Rossomando, che segue quella presentata a maggio da Riccardo Magi su sollecitazione del Comitato per la verità e giustizia sulle morti. Tra le altre, l’interrogazione chiede se è in corso un’indagine interna al DAP per verificare come è stato possibile che i detenuti entrassero in possesso di metadone e chiede chiarimenti sulle visite mediche effettuate prima dei trasferimenti, anche alla luce di dichiarazioni ufficiali contraddittorie sul punto (Basentini). Le interrogazioni non riceveranno risposte.
Ottobre (fonte Lorenza Pleuteri): Le lettere denuncia spedite da due detenuti testimoni (pubblicate dall’agenzia AGI e dal blog giustiziami.it) hanno spinto la procura di Modena ad aprire una inchiesta bis sulla morte di Piscitelli […].
La pm Lucia De Santis affida le indagini supplementari alla Squadra Mobile di Modena, a oltre sette mesi dai fatti. La conclusione è che Salvatore Piscitelli sia morto per overdose di metadone e di psicofarmaci, razziati nell’infermeria della casa di reclusione messa a ferro e fuoco durante a sommossa. […]Assieme a loro due e a Sasà c’erano altri 38 detenuti (stando all’agenzia ANSA), potenziali testimoni. Alla Mobile in questi giorni decideranno se provare a rintracciarli e interrogarli tutti (qualcuno, nel frattempo, è tornato in libertà) o se cercare solamente i due che si sono esposti con le lettere.
Viene resa pubblica una lettera anonima pervenuta alla rivista Olga, nella quale viene resa una testimonianza sulle rivolte che per la prima volta parla di spari sui detenuti da parte delle forze speciali che hanno fatto irruzione al Sant’Anna per sedare la rivolta e di successivi pestaggi punitivi prima durante e dopo il trasferimento verso altre carceri.
7 novembre: il Consiglio popolare – lavoratrici Italpizza in sciopero chiama una piazza a Modena per parlare di quanto accaduto l’8 marzo al Sant’anna. La piazza è la prima occasione pubblica nella quale vengono messe insieme attraverso alcuni interventi tutte le testimonianze anonime circolate negli ultimi mesi su quei giorni (qui un report: http://www.senzaquartiere.org/2020/11/08/modena-piazza-grande-te-lo-ricordi-l8-marzo-al-carcere/ ; http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=95001:modena-il-consiglio-popolare-accende-i-riflettori-sulla-vita-in-carcere-e-i-morti-della-rivolta&catid=220:le-notizie-di-ristretti&Itemid=1 ).
Seguirà un presidio/saluto ai detenuti della sezione maschile del Sant’Anna, al momento circa 200, presidiato da un’ingente quantità di digos e carabinieri antisommossa poste in particolare a presidio delle mura di cinta. Verranno riportate alcune notizie di quanto emerso dalla piazza del pomeriggio sulla strage di Modena, di quanto sta accadendo nelle carceri e fuori, ribadita la vicinanza ai detenuti e il sostegno dall’esterno, fornito un indirizzo al quale poter scrivere. I detenuti affacciati alle finestrone delle celle hanno risposto con qualche grida di saluto.
https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/celle-affollate-protesta-davanti-al-carcere-1.5694122
https://www.modenatoday.it/cronaca/manifestazione-carcere-modena-7-novembre-2020.html

22 novembre: Bonafede risponde all’interrogazione parlamentare di Ascari (M5s), esclusivamente rispetto al piano predisposto dal Ministero per la messa in sicurezza e ripristino del carcere di Modena. Bonafede qui risponde (https://www.poliziapenitenziaria.it/interrogazione-a-risposta-scritta-n-4-06463-del-dep-stefania-ascari/ ).

FAMILIARI, LEGALI, ASSOCIAZIONI
Per i morti di Modena, il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma ha nominato l’avv. Ronsisvalle e il medico legale Cattaneo. L’avv. Emilia Rossi dell’ufficio del garante, interpellata dalla giornalista, ha eluso la domanda sullo stato dei procedimenti. Per il detenuto morto a Bologna non è dato sapere se il Garante si è opposto all’archiviazione (e quindi se il procedimento continuerà), né se ha nominato un proprio legale e consulente tecnico.
Il Garante regionale dell’Emilia Romagna non si è mai espresso sull’inchiesta.
Alcune famiglie dei reclusi hanno deciso di affidarsi ai legali che già assistevano i loro congiunti in questa indagine.
Luca Sebastiani (foro di Bologna), avvocato di Hafedh Chouchane, racconta la difficoltà a comunicare il decesso ai parenti del suo assistito: “Se non fosse stato per me, la sua famiglia tunisina, mamma e fratelli, non avrebbe saputo della sua morte. Ho impiegato diversi giorni a rintracciarli attraverso il consolato. La sua morte mi ha sconvolto, era un ragazzo di 36 anni, sempre sorridente, ne ho un bel ricordo. Avrebbe beneficiato a breve della liberazione anticipata, avevo appena depositato l’istanza. Nel giro di un paio di settimane sarebbe uscito, pensava al futuro, a un lavoro. Non aveva un’indole violenta, mi è sembrato strano sia finito in episodi turbolenti”.
Dal Comitato per la verità e giustizia sulle morti: […Luca Sebastiani] È ancora oggi il suo avvocato difensore, perché la famiglia di Hafedh lo ha incaricato di cercare la verità sulla sua morte, nominando anche un medico legale di parte. Come Comitato per la verità e la giustizia su queste morti abbiamo sentito Luca Sebastiani, per cercare di capire se e come stiano proseguendo le indagini, e le ragioni del prolungato silenzio attorno ai fatti. «Le autopsie sono state eseguite da tempo – ci dice Sebastiani – quella di Hafedh Chouchane alla presenza anche del medico legale di parte, Elia Del Borrello (tossicologo che di solito lavora per le Procure a Bologna). Tuttavia, i risultati non ci sono ancora stati comunicati, probabilmente a causa della pandemia, che sta comprensibilmente rallentando tutto. I risultati delle autopsie sono fondamentali, anche da questi immagino che dipenderà l’orientamento della Procura: ad oggi non possiamo sapere se ci sarà un processo o meno».Luca Sebastiani ci tiene però a precisare: «Permettetemi di ringraziare, da parte mia e della famiglia, il Garante nazionale dei detenuti per l’attenzione rivolta e le parole spese, così come l’Osservatorio carcere dell’Unione delle Camere Penali italiane per il supporto e l’Associazione Bianca Guidetti Serra per il sostegno che ci sta offrendo»
Tommaso Creola, legale di Artur Luzy, moldavo di 31 anni, in carcere per rapina, spiega di avere aiutato i familiari a recuperare la salma del giovane: “Non so se siano state commesse delle negligenze nella gestione della rivolta, a Modena di solito lavorano bene, era una situazione molto particolare. La magistratura darà delle risposte”.
Lorenzo Bergomi, legale di Ahmali Arial, marocchino di 36 anni, riferisce “di avere avuto un contatto coi familiari interessati al recupero della salma, poi più nulla”. Afferma “che a molti che si dice abbiano partecipato alla rivolta ora vengono negati i benefici, anche se non sono indagati e non hanno procedimenti disciplinari in corso. Uno di loro è stato riportato in carcere mentre stava scontando la pena ai domiciliari per il sospetto che abbia partecipato perché nella sua cella con altre 3 persone è stato trovato un coltello rudimentale e si trovava nella zona dove hanno sfondato il cancello. ‘Lo abbiamo fatto perché bruciava tutto’, mi ha assicurato, negando che il coltello fosse suo.” […]
Per Piscitelli, una nipote ha deciso di affidare la difesa ad Antonella Calcaterra del foro di Milano (notizia di giugno)
https://www.agi.it/cronaca/news/2020-08-11/coronavirus-carcere-rivolta-modena-testimoni-violenze-salvatore-piscitelli-bologna-rieti-9391538/
A ottobre, le due giornaliste che hanno pubblicato le testimonianze sono state sentite dal capo della mobile della Questura, Mario Paternoster. Entrambe le giornaliste non hanno voluto fornire l’identità dei due autori delle lettere. Il motivo è che non volevano esporli a ritorsioni.
http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=94252:modena-morti-in-carcere-sentite-le-croniste-sulle-rivelazioni-dei-due-detenuti&catid=220:le-notizie-di-ristretti&Itemid=1
Ghazi e Rouan erano assistiti dall’avvocato Alberto Emanuele Boni. La mamma di Rouan sta a Casablanca, il fratello nel modenese.
Rispetto a Culic e Perez Alvarez, Anastasia (garante dei detenuti del Lazio) dice che riguardo al secondo, il consolato non fornisce notizie e che non sono riusciti a trovare le famiglie d’origine. Per il primo, ci riesce un giornalista.
Su Haitem Kedri (morto alla Dozza): “Manuel Manfreda e Federico Bertani, i penalisti delle vecchie vicende giudiziarie del ragazzo, perso di vista”.
L’avv. Simonetta Galantucci, difensore di una delle vittime ma non si sa quale, ha nominato come medico legale Italo Rochira, a Roma. La famiglia è stata da lei avvisata a distanza di tempo.
“Una madre ha presentato denuncia contro la casa di reclusione in cui il figlio è morto, la penitenziaria, il Ministero di giustizia e la direzione sanitaria.”
Per le denunce dei pestaggi successivi alle rivolte e ai trasferimenti, l’associazione Antigone ha presentato quattro esposti ad altrettante Procure: Milano (“Opera”), Pavia, Santa Maria Capua Vetere, Melfi.
E anche il Garante dei detenuti di Milano, Francesco Maisto, ha inviato un’informativa alla Procura della Repubblica dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da parte di parenti dei reclusi del carcere di Opera. Il procuratore capo Giovagnoli rende noto che due sopravvissuti di Modena hanno depositato due esposti, per pestaggi e abusi successivi alle rivolte, uno in qualità di vittima, l’altro di testimone (http://www.ristretti.it/commenti/2020/giugno/pdf2/appello_morti.pdf;
https://www.modenatoday.it/cronaca/esposti-pestaggi-polizia-penitenziaria-sinappe-modena-rivolta.html )

TESTIMONIANZE ANONIME DI DETENUTI PUBBLICATE sulla strage di Modena

Testimonianza anonima 1
«Riguardo al trasferimento dal carcere di Modena durante la rivolta, lui ha visto PESTARE A MORTE alcune delle persone decedute. Le sue parole sono state queste, al telefono: “A me non hanno fatto niente, ma ho visto coi miei occhi, non sono morti per il metadone, li hanno ammazzati, coi manganelli!”».
https://mailchi.mp/a8dd7ab48c7d/oltre-500-adesioni-per-la-verit-e-la-giustizia-sulle-morti-nelle-carceri-newsletter-1-18-marzo-4376871?e=a4b82adc55

Testimonianza anonima 2 (detenuto?)
«Mi è giunta notizia che il detenuto proveniente da Modena e arrivato a Parma in ospedale sarebbe morto con segni di percosse e in stato confusionale per farmaci. La mia domanda è: gli sono stati somministrati dopo le eventuali percosse, dato che se fosse stato in overdose si sarebbe potuto intervenire? Lo dico perché so di interventi pesanti di somministrazione di psicofarmaci ai detenuti un po’ troppo aggressivi nei confronti degli agenti. Non lo sapremo mai. Un’altra osservazione: ho sempre visto grandi lodi per gli agenti occasionalmente feriti duranti aggressioni da parte dei detenuti. Io non ho sentito parlare di gravi feriti fra gli agenti da parte di questi scatenati detenuti “armati” di oggetti contundenti che hanno praticamente distrutto il carcere. Li hanno lasciati fare? Quanti agenti erano presenti in un giorno di festa (in genere molto pochi)? Gli agenti hanno forse dimostrato cosa succedeva a quelli che riuscivano ad avvicinare? Non lo sapremo mai ma un pensiero ce lo farei. Le voci girano, ma nessuno dei morti si chiama Cucchi».
https://mailchi.mp/a6745bbe0f84/oltre-500-adesioni-per-la-verit-e-la-giustizia-sulle-morti-nelle-carceri-newsletter-1-18-marzo-4390407?e=a4b82adc55

Testimonianza anonima 3. Stralci pubblicati su AGI, sia sui pestaggi Modena, sia sulla morte di Sasà Piscitelli ad Ascoli.
“A me dispiace molto per quello che è successo – è scritto nella prima delle due lettere – Io non c’entravo niente. Ho avuto paura…Ci hanno messo in una saletta dove non c’erano le telecamere. Amatavano (ammazzavano?, ndr) la gente con botte, manganelli, calci e pugni. A me e a un’altra persona ci hanno spogliati del tutto. Ci hanno colpito alle costole. Un rappresentante delle forze dell’ordine, quando ci siamo consegnati, ha dato la sua parola che non picchiava nessuno. Poi non l’ha mantenuta”.
I pestaggi, stando a questa testimonianza, sarebbero proseguiti durante il viaggio verso Ascoli dove “Sasà è stato trascinato fino alla sua cella e “buttato dentro come un sacco di patate. Era debole, forse aveva preso qualcosa”. “E anche qua – dice – veniva la squadra. Come aprivi bocca per chiedere qualcosa, prendevi delle botte. Ci mettevano con la faccia al muro. Venivano a picchiare col passamontagna, per non far riconoscere le facce”. Il secondo detenuto conferma che “Sasà stava malissimo e sul bus lo hanno picchiato, quando è arrivato non riusciva a camminare. Era nella cella 52, ho visto che nessuno lo ha aiutato”. Sostiene inoltre che nessuno dei compagni di viaggio sia stato visitato dai medici, come sarebbe stato obbligatorio per il ‘nulla osta’ per il trasferimento.
(https://www.agi.it/cronaca/news/2020-08-11/coronavirus-carcere-rivolta-modena-testimoni-violenze-salvatore-piscitelli-bologna-rieti-9391538/ ;
http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=94406:i-sommersi-e-i-non-salvati&Itemid=1

A ottobre, le due giornaliste che hanno pubblicato le testimonianze sono state sentite dal capo della mobile della Questura, Mario Paternoster. Entrambe le giornaliste non hanno voluto fornire l’identità dei due autori delle lettere. Il motivo è che non volevano esporli a ritorsioni.
http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=94252:modena-morti-in-carcere-sentite-le-croniste-sulle-rivelazioni-dei-due-detenuti&catid=220:le-notizie-di-ristretti&Itemid=1 )

Testimonianza anonima 4. Lettera pervenuta alla rivista Olga, nella quale viene resa una testimonianza sulle rivolte che parla per la prima volta di spari all’interno del Sant’Anna.
Reperibile qui: http://www.senzaquartiere.org/2020/11/08/modena-piazza-grande-te-lo-ricordi-l8-marzo-al-carcere/

Pubblicato da grimaldello

dall'aprile 2006, nel cuore del centro storico di genova LA NOSTRA POSIZIONE E' QUELLA DI COMBATTENTI TRA DUE MONDI: UNO CHE NON RICONOSCIAMO, L'ALTRO CHE NON ESISTE ANCORA. OCCORRE FAR PRECIPITARE IL LORO SCONTRO, AFFRETTARE LA FINE DI UN MONDO, CONTRIBUIRE ALLA CRISI IN CUI RICONOSCERE I NOSTRI AMICI. "IL GRIMALDELLO" E' PENSATO PER QUESTO, UNO SPAZIO DOVE PROVARE A SCARDINARE LA PASSIVITA' E L'ALIENAZIONE A CUI IL CAPITALISMO CI COSTRINGE NEL QUOTIDIANO.