In piazza Corvetto c’eravamo tutti, consapevoli della necessità di combattere fascismo e polizia, come parte integrante della lotta di classe e, naturalmente disponibili a pagare personalmente la repressione conseguente da parte dello Stato.
In questi giorni inizia a prendere forma la realtà che avremo davanti nell’immediato futuro:
- da una parte un pesante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, con la crescita della disoccupazione e con l’attuazione di una cassa integrazione generalizzata per emergenza Covid (soldi che però i lavoratori non hanno ancora ricevuto da quando sono stati messi in CIG); con la continua privatizzazione della sanità, al di là delle dichiarazioni ipocrite su medici ed infermieri dipinti come “angeli”, ma sanzionati disciplinarmente non appena si lamentano delle carenze; la completa chiusura delle scuole e dei servizi educativi/assistenziali per i minori, ecc.
- dall’altra il tentativo di cancellare ogni forma di libertà di espressione e di organizzazione sindacale e politica, perché resta primario solo “lavorare e produrre profitto”. Ogni manifestazione di dissenso viene immediatamente punita utilizzando strumenti economici, le sanzioni e le multe, su una popolazione già sfinita dall’isolamento di questi mesi e utilizzando l’arresto ed il carcere quando la resistenza diventa più forte.
La repressione non si è fatta aspettare: nella notte tra il 12 e il 13 maggio, sono state/i arrestate/i 7 compagne/i anarchiche/ci tra le città di Bologna, Firenze e Milano, ed altre/i 5 hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e firma a Bologna, con perquisizioni delle loro abitazioni e in particolare dello Spazio di Documentazione “Il Tribolo” di Bologna.
Il perché ciò avvenga proprio in questo periodo sono gli stessi inquisitori ad ammetterlo: In un’epoca in cui le carceri bruciano occorre che lo stato si sbarazzi di chi ha sempre manifestato il proprio appoggio ai detenuti in lotta. Non solo a parole. E occorre farlo perché coi tempi che verranno è meglio mettere le mani avanti. Arrestare preventivamente!
L’attuale inchiesta si chiama ‘Ritrovo’. L’avrebbero dovuta, invece, chiamare RIPROVO, visto che la volta scorsa l’operazione repressiva coordinata dallo stesso Dambruoso gli era andata male….Alcuni degli attivisti e delle attiviste arrestati, infatti, il 13 Maggio erano già finiti in carcere e processati con la stessa accusa, per l’articolo 270 bis che prevede l’associazione con finalità di terrorismo e di eversione dello Stato democratico, per azioni violente, cortei e occupazioni contro i CIE condotte fino al 2011 in città.
In quell’operazione fu smantellato il noto circolo anarchico “Fuoriluogo”, in via San Vitale. Ma il processo, anche in secondo grado, si è concluso con l’assoluzione per tutti gli imputati accusati di terrorismo.
Per fare un po’ di storia…Il pm Stefano Dambruoso della procura di Bologna” ha costruito una fortunata carriera politica, a partire dalle sue fantasiose, e pesantemente offensive per il buon senso, inchieste sul “terrorismo islamico, prima di tornare a occuparsi dei compagni, come aveva iniziato a fare dal ’96.
Nel 2008 è stato nominato Capo dell’Ufficio per il Coordinamento dell’attività internazionale dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Alla fine del 2012 chiede l’aspettativa al CSM[10] per poi candidarsi alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 nella lista di Scelta Civica con Monti per l’Italia.
È membro dal 2014 della Fondazione Italia USA. È stato relatore del decreto legge recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo.
SI SCRIVE “COSTITUZIONALE”, MA E’ LEGGE “DEL CAPITALE”
SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI E CAMPAGNE ARRESTATI E INQUISITI