Lungi dallo stupirci, il fatto di vederci passare sotto il naso armi e munizioni, sfruttando biecamente l’emergenza, ci ricorda una volta di più quanto il nostro sistema socio-economico sia feroce e ipocrita. Se su tutti i mezzi di disinformazione impazza la narrazione della diffusione del terribile COVID-19 – spesso con termini militari tipo “guerra al virus”, termini che consentono al potere di abituare le persone a litanie di morte e a una perenne presenza militare – sugli stessi media si è concordi nell’impossibilità di arrestare le guerre. Siano esse dichiaratamente imperialiste o “democratiche”.
Ma quale democrazia? Quella che ci colpevolizza rispetto alla diffusione del virus, per non ammettere i crimini del capitalismo? Cioè chi bombarda, altrove, per interessi petroliferi o su altre materie prime?
Quale migliore occasione del terrorismo pandemico per ribadire che le guerre non si fermano dinanzi a nulla? Grazie al cinismo della classe politica e all’opportunismo del Capitale, sotto il frastuono dell’emergenza sanitaria, risuona lontana l’eco di un altro attacco alla vita: i tagli alla sanità hanno decapitato negli anni la capacità di far fronte alla diffusione di un virus che innalza i morti del 20% (5 mila circa terapie intensive pre covid-19 su una popolazione italiana di circa 60 milioni), ma gli interessi economici di ciascuna nazione esigono che il traffico delle armi non subisca alcuna flessione. L’obiettivo è lo stesso!
Quando si tratta di armi, chi se ne frega se molte categorie sono costrette a rischiare il contagio per non fermarne produzione e distribuzione. Prendiamo atto, e agiremo di conseguenza, che oggi le armi sono considerate generi di prima necessità. Ciò che più spaventa è la riuscita di questa operazione.
Venerdì 17 aprile, la tristemente nota nave saudita Bahri è transitata per il Porto di Genova, in pratica clandestinamente, col suo bel carico di morte: carri armati Ercules 882 e munizioni, prodotti negli Stati uniti e destinati a una delle tante guerre in corso (Rojava? Siria? Yemen? Kashmir? Libia?…). Campagne militari di cui la stampa nazionale non si occupa (serve?) perché totalmente rivolta, col servilismo che le è proprio, al consolidamento del più proficuo monopolio mediatico del virus.
Ma le guerre continuano producendo da una parte profitti e dall’altra morti, ormai tristemente ordinarie. Che non fanno più notizia.
Di rimando, come prevedibile, l’emergenza covid-19 permette al potere di aumentare i meccanismi repressivi applicati da sempre contro chi scende in piazza contro guerre o abusi.
foto scattata in questa occasione nella stiva della Bahri dai portuali genovesi
IL COVID FERMA TUTTO E TUTTI
MA NON GUERRE E TRAFFICO DI ARMI
UNITI E DETERMINATI LOTTIAMO PER LA VITA
E LA LIBERTA’