WU MING CACCIATI DA GENOVA: UNA QUESTIONE NIENTE AFFATTO PERSONALE

 

Giovedì 11 febbraio, a Genova, era in programma presso il
Laboratorio sociale Buridda la presentazione dell’ultimo romanzo dei Wu
Ming, scrittori di successo ed ex-animatori del Luther Blissett Project.
Qualche giorno prima della presentazione, sui muri del centro storico di Genova compare un falso volantino d’indizione della serata in cui si accenna in modo provocatorio ma
inconfutabile ad una parte della loro storia che “stranamente” questi
loschi personaggi, maniaci dell’autopubblicità, omettono di raccontare.
Il volantino viene prontamente staccato da ogni muro, e alcuni degli
organizzatori della serata si presentano a chiedere spiegazioni a chi
immaginano che l‘abbia concepito, tale Leonardo Lippolis, che è la
vittima della peggiore porcata personale compiuta dai Wu Ming negli
anni precedenti ed è persona che vive, si muove anche politicamente ed
è quindi conosciuto in certi ambienti a Genova.
Inizialmente gli viene rinfacciato che non sembrava corretto verso i
compagni dell’AutAut e della Buridda appiccicare un falso sui muri, ma
poi, spiegata un po’ meglio, si ammette che, effettivamente, la cosa
(da un punto di vista politico prima ancora che personale) sembra
abbastanza grave e i WuMing non ne escono molto dignitosamente…
L’autore del volantino viene quindi invitato alla presentazione ad esporre la vicenda che è ignota ai più.


La sera del 11, quando arriva il momento di cominciare la
presentazione, molti sanno che c’è qualcuno che ha delle cose da dire.
L’unico Wu Ming presente per l‘occasione, Roberto Bui (il n.1, il più
legato alle vicende più vecchie in questione), rifiuta un incontro a
quattr’occhi prima della presentazione richiesto da questo
rompicoglioni di vecchia data che, a quel punto, decide di salire sul
palco e prendere la parola. Nessuno di quelli che lo avevano invitato a
parlare e che hanno organizzato la serata (e che ormai non possono non
sapere la vicenda nei dettagli) sente il bisogno di introdurre la
faccenda e così egli viene accolto come un qualsiasi maniaco di
protagonismo a cui si concede bonariamente di recitare la propria
parte. Nell’inevitabile atmosfera di stupore della sala, viene letto il
seguente testo:

Il sottoscritto, Leonardo Lippolis, nel 2000 scrisse un testo, dal titolo “Togliti i baffi, ti abbiamo riconosciuto”,
pubblicato dalla rivista Invarianti di Roma in cui criticavo duramente
il progetto Luther Blissett soprattutto per una serie di cose che i
Luther Blissett italiani e d’oltremanica avevano scritto e diffuso
riguardo alla storia dell’Internazionale situazionista, e sostenevo la
tesi che il presunto progetto di sabotaggio culturale diffuso per anni
da questo anonimo progetto Luther Blissett fosse in realtà finalizzato
alla costruzione del mito di un nome da sfruttare poi al momento della
pubblicazione del romanzo Q, non a caso uscito in corrispondenza
dell’uscita degli attuali Wu Ming dal Luther Blissett Project. Critica
politica e culturale dura nei contenuti, ma assolutamente corretta nei
metodi, nessuna delazione.
Nel 2001 sulla suddetta rivista Invarianti pubblicavo un altro testo dal titolo “Le tute bianche si sono perse a Genova…”,
in cui criticavo altrettanto duramente ma correttamente (citando solo
documenti e testi ufficiali) le posizioni politiche e le pratiche di
piazza condotte dalle tute bianche prima e durante il g8, a partire
proprio dalle posizioni assunte da Bui e gli altri Wu Ming in quei mesi
quando si professavano ufficialmente esponenti del movimento delle tute
bianche.
A questi testi i Wu Ming non hanno mai risposto nulla di pubblico. Poi
nel 2004 Wu Ming scrive la sceneggiatura del film “Lavorare con
lentezza” diretto da Guido Chiesa sulla storia di Radio Alice e della
Bologna del 1977. Il tenente dei carabinieri, interpretato da Valerio
Mastrandrea, un “drammatico bastardo” secondo la definizione data dai
Wu Ming stessi, che ordina la carica in cui viene ucciso Francesco
Lorusso, ha il nome nel film di Leonardo Lippolis.
Quindi in tutte le sale cinematografiche d’Italia e in tutti i contesti
di movimento il mio nome viene associato a quello di uno sbirro
assassino, e tutto per aver scritto un paio di testi in cui osavo
criticare le posizioni culturali e politiche dei Wu Ming. Che dire?
Chiedo ad ognuno di voi, se tra dieci anni uscisse un film sul g8 di
Genova in cui all’interprete di Perugini, di Mortola o del capo degli
sbirri che ordina la carica in via Tolemaide ed è responsabile della
morte di Carlo Giuliani, o del blitz della Diaz dessero il vostro nome
voi come reagireste? L’attacco dei Wu Ming a Leonardo Lippolis è ad una
persona, ad un nome, ma non è personale, perché è rivolto a certe idee
e a certe posizioni politiche.
E’ per questo che nei giorni scorsi il sottoscritto, di sua iniziativa
individuale, ha prodotto e attaccato sui muri il volantino qui
allegato, immediatamente staccato dai muri e accusato di infamia.
Siccome sono stato invitato da qualcuno dei collettivi che hanno
organizzato la serata a esporre quanto accaduto in questa sede, sono
venuto qui a rivendicarmi in pieno la responsabilità personale di
questo testo in cui non sono riportate falsità né infamità, solo dati
di fatto facilmente documentabili, semplicemente scritti in tono
provocatorio e con il mezzo tanto caro agli ex Luther Blissett del
“falso”. Io sono qui per rivendicare appieno l’azione e il contenuto
del testo, e non ho nulla da discutere con i Wu Ming, ai quali dico
soltanto che ogni volta che verranno nella città in cui vivo gli
romperò i coglioni nei modi che riterrò più opportuni e soddisfacenti.
L’attacco è quindi soltanto ai “drammatici bastardi” dei Wu Ming, non
ai collettivi Aut Aut e Buridda (citati nel volantino soltanto in
quanto luoghi ospitanti), che pure si devono prendere la responsabilità
di chi invitano. Se all’interno dei rispettivi collettivi ci sono
persone che si rivendicano non solo i contenuti espressi dai Wu Ming e
da quelli come loro sul g8, ma soprattutto pratiche diffamatorie come
quella messa in opera dai suddetti, queste persone non meritano per me
nessun rispetto. Se invece qualcun altro, sapendo questi risvolti, non
ritiene accettabili certi comportamenti, credo più opportuno che si
rivolga per chiedere chiarimenti ai Wu Ming o a chi, pur sapendo, ha
deciso di ospitarli e non al sottoscritto. Io resto a disposizione di
chi vuole approfondire e discutere in altra sede di certi argomenti
trattati nei suddetti testi.

La spiegazione di questi fatti così espliciti, intercalati da
qualche accorato insulto nei confronti del Wu Ming in questione, non
provoca alcuna reazione pubblica nella platea, se non qualche risata di
scherno e qualche invito ad andarsene e a lasciare che la presentazione
vada avanti. Nella sala c’è molto rumore, ma nelle teste dei presenti
sembra esserci la calma piatta.
L’idea che qualcuno possa essere pubblicamente associato ad un sbirro
assassino (e per cosa poi? Perchè si sono criticate, sulla base dei
fatti, delle posizioni politiche esplicitamente rivendicate? E in che
modo? Rispondendo ad un attacco sui contenuti con un attacco personale
di pubblica diffamazione?) non provoca negli ascoltatori nessun
fastidio e lascia intendere due scenari umani e psicologici diversi:
per alcuni dei presenti, con un percorso politico di un certo tipo alle
spalle, in cui i dialoghi e gli accordi con gli sbirri erano prassi
consolidata funzionale a precisi scopi politici, essere equiparati ad
uno sbirro non deve essere effettivamente un problema; per altri, che
evidentemente vivono invece in una preoccupante bambagia esistenziale e
mentale (ma di sinistra ovviamente!), fatti di un certo tipo (la lotta
politica in strada, i morti ammazzati dallo Stato, le rivolte, le
denunce, la repressione, la galera) non sono istanze di vita reali, ma
al massimo pretesti per una chiaccherata al bar del centro sociale,
spunti per un romanzo o per un film da godersi col culo sprofondato in
un divano… per cui in effetti perché prendersela per una cosa così (una
“burla“, come la definiscono i Wu Ming)? D’altronde un appartenente a
questa curiosa ma assai diffusa categoria di persone che, presente in
sala, a modo suo voleva solidarizzare con il “provocatore” della serata
ha genialmente sintetizzato il livello della percezione della questione
affermando: “ma qual’è il problema, se la questione è questa perché non
li denuncia sti Wu Ming?”

Nella sala si respira quindi un’apatia che viene da interpretare
come complicità coi misfatti denunciati: a nessuno degli organizzatori
o dei presenti viene in mente di chiedere vagamente conto della
faccenda al Wu Ming; Roberto Bui, che ovviamente non sente di avere
nulla da spiegare, sogghigna e aspetta fiducioso; gli organizzatori
pensano solo a riprendere la presentazione come se niente fosse
accaduto.
É a questo punto, di fronte a questa non reazione che ha i colori e la
sostanza di una presa di posizione in piena regola, che una serie di
compagni presenti in sala decidono, spontaneamente, senza neanche
parlarsi e senza che la cosa fosse stata discussa prima, che
quell‘ebete (che ora che la tensione sale si trastulla col cellulare),
se proprio non aveva nulla da dire su tutto quello che era stato tirato
fuori, allora non avrebbe neanche parlato del suo romanzo.
E così è stato… il ripetuto invito a questo “drammatico bastardo” a
venire a rispondere dei suoi gesti diffamatori almeno privatamente
fuori dalla sala, non solo veniva da lui evitato nascondendosi nel
retro del palco, ma veniva anche impedito dagli organizzatori della
serata, schierati compatti in servizio d’ordine a sua difesa e incapaci
di accorgersi che i primi ad essere presi per il culo e
strumentalizzati da quel brillantissimo scrittore, in quel momento,
erano proprio loro.
Così nel parapiglia, in cui si cercava di restituirgli parte di quello
che si meritava, il codardo si faceva scortare fuori da un’uscita
laterale, scappava in albergo e la presentazione saltava.

Non è un caso che il buon Bui, andato via per l’ennesima volta da
Genova da perdente, ricordi che su 500 presentazioni che i Wu Ming
hanno fatto in giro per l’Italia, questa è la prima che salta…
Eh sì, caro uomo di merda, il caso vuole che qui a Genova ci sono
ancora quelli che allora c’erano, che tutt’oggi ci vivono, e che si
ricordano e vogliono vendicare le costole che voi e quelli come voi vi
vantate ("mi dispace per le tue costole" di WM4)
di aver incrinato a qualche ragazzo che il sabato del g8 del 2001 aveva
“osato” presentarsi in corteo armato di bastoni e di rabbia autentica
per vendicare la morte di Carlo.
Già proprio Carlo, il fantasma della vostra cattiva coscienza che non
vi abbandonerà mai… uno dei tanti che quel venerdì sono scesi in strada
e si sono trovati nel vostro spezzone con la passione autentica della
rivolta, e forse con la convinzione ingenua che la guerra che voi
avevate proclamato nei giorni precedenti fosse intenzione di lotta
reale e non quella farsa mediatica venduta come spot alle tv per farvi
pubblicità che nascondeva invece la realtà degli squallidi accordi
presi con gli sbirri (accordi poi da questi non rispettati perché la
situazione in strada non era pacificata come voi gliela avevate
promessa).
Eh già, guarda un po’, qui ci sono ancora persone che hanno dei conti
da regolare con gli opportunisti e gli sciacalli della vostra specie.
Perché, cari organizzatori e spettatori dell’altra sera, è nel senso di
quegli eventi (per voi forse così lontani, ma non per noi) che sta la
sostanza della faccenda per la quale ci siamo ritrovati in un po‘, noi
“invasati provocatori” che abbiamo impedito il godimento di un così
promettente evento culturale: non si è trattato di una resa dei conti
personale su questioni letterarie di dieci anni fa, ma dell’occasione
(e quindi se lo volete, di un’opportunità) per riflettere su visioni
radicalmente diverse della vita e del mondo, sul senso di pratiche e di
metodi, di assunzione di responsabilità, di posizioni politiche del
passato e del presente su cui non è possibile continuare ad avere le
idee confuse e a nascondersi. Informatevi se non sapete, pensateci,
fate i conti con i vostri desideri, e fate delle scelte, schieratevi…
senza indugi né autoindulgenze.
E la prossima volta, voi, cari Wu Ming, se volete un consiglio, fatevi
proteggere meglio; non lamentatevi della scarsa prontezza dei
“compagni” che vi hanno ospitato… chiamate direttamente gli sbirri,
quelli che la storia immancabilmente dimostra essere (quasi!!) sempre
stati vostri fedeli ed efficienti collaboratori. Quelli ai quali voi
stessi, nel giorno del dolore e della repressione, nonostante avessero
già tradito i patti, non avete mancato di dare solerte una mano. Voi
stessi, quel sabato di luglio, nel 2001, a Genova, dove la strada ha
definitivamente sconfitto certi progetti e certi metodi.

Alcuni compagni presenti alla serata

Pubblicato da grimaldello

dall'aprile 2006, nel cuore del centro storico di genova LA NOSTRA POSIZIONE E' QUELLA DI COMBATTENTI TRA DUE MONDI: UNO CHE NON RICONOSCIAMO, L'ALTRO CHE NON ESISTE ANCORA. OCCORRE FAR PRECIPITARE IL LORO SCONTRO, AFFRETTARE LA FINE DI UN MONDO, CONTRIBUIRE ALLA CRISI IN CUI RICONOSCERE I NOSTRI AMICI. "IL GRIMALDELLO" E' PENSATO PER QUESTO, UNO SPAZIO DOVE PROVARE A SCARDINARE LA PASSIVITA' E L'ALIENAZIONE A CUI IL CAPITALISMO CI COSTRINGE NEL QUOTIDIANO.

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