Autoproduzione Il Sottovoce, 2006, ristampa dell’opuscolo realizzato in occasione della proiezione dei film di Debord presso la libreria Annexia di Genova nel febbraio 2004
“…E’ la spiegazione che dava Hitchcock del fascino del cinema quando diceva: “E’ la vita senza tempi morti”. Orbene per Debord questo segreto per rendere attraente il passaggio del tempo, grazie alla libertà di cominciare e finire, è ciò che più manca alla vita quale è socialmente organizzata, ed è ciò che dall’arte la vita quotidiana che si libera deve riuscire a imparare. La vita “senza tempi morti”: non altra è la definizione situazionista della ricchezza da conquistare e, specularmene, della miseria […] La creazione delle situazioni, nella diversa civiltà per la quale il giovane Debord si proponeva di operare, sarebbe stata appunto “il passaggio dall’uno all’altro di quegli scenari e di quei conflitti di cui i personaggi della tragedia morivano in ventiquattr’ore: ma il tempo di vivere non mancherà più”. Il rapporto di Debord con il cinema, come in ogni altra delle sue manifestazioni, fin dalla prima gioventù, è dominato esattamente da questo sentimento: che il tempo di vivere davvero le cose manca, che esso passa, e noi passiamo con lui, logorati dalla separazione, dal non intervento tempestivo, dall’incomprensione, dalla mancanza di un linguaggio comune che ci condannano ad una clandestinità senza storia”.