Autoproduzione “Il Sottovoce”, 2006, scarica qui l’opuscolo in formato pdf “L’oro dell’internazionale“
“Se ci si prende la cura di risalire dalla particolare configurazione assunta dal progetto situazionista in occasione del suo coinvolgimento negli eventi del ’68 alla sua ben più vasta impostazione generale, si constata che con lo stesso movimento con cui sono tramontate per sempre, insieme a quella congiuntura, le parole d’ordine cui era condizionata in quel momento la recezione del suo messaggio, riemerge quasi per contraccolpo,messo in luce dallo sfacelo onnilaterale del mondo arrecato da un impero della merce emancipato da qualsiasi opposizione, l’imprinting originario dell’IS: la scelta, come unico “lavoro” utile e degno, di “ricostruire la società e la vita su altre basi”, l”‘instaurazione cosciente e collettiva di una nuova civiltà” da parte di chi pur si sa ridotto allo stato di barbaro, di vandalo. Proprio perché la società non ha più altro centro che quello (onnipresente) rappresentato da un “modo di vivere” (Debord, Critica della separazione, 1961), sono le formulazioni meno tatticamente orientate verso punti particolari su cui far leva a suonare più giuste, proprio perché non offrono falsi appigli immediati”.